Pensano tutti al Ponte sullo Stretto fregandosene di loro | Qui hanno trovato rifugio numerose specie in estinzione

Illustrazione di un banco di pesci (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di un banco di pesci (Canva FOTO) - marinecue.it

In alcune di queste zone, ci sono dei luoghi che hanno un grande valore naturalistico e biologico, soprattutto per specie molto fragili.

Ci sono luoghi, spesso remoti o poco battuti dall’uomo, dove la natura riesce ancora a respirare. In questi angoli nascosti, alcune specie animali in pericolo trovano rifugio, lontano dai rumori e dai pericoli delle attività umane. 

Succede a volte che un’isola disabitata, una baia protetta o una foresta dimenticata diventino la salvezza per animali sull’orlo dell’estinzione. Lì, con meno disturbi e più cibo a disposizione, possono riprodursi e ricostruire lentamente le proprie popolazioni.

Spesso, però, questi rifugi sono temporanei. Un cambiamento climatico, un incendio o anche solo la presenza improvvisa dell’uomo possono rompere l’equilibrio faticosamente creato. E quando succede, quelle specie rischiano di sparire per sempre, portando con sé un pezzo di storia naturale.

Per questo motivo è fondamentale proteggere questi luoghi e monitorarli con attenzione. Non bastano le buone intenzioni: serve impegno concreto, ricerca e rispetto per chi in quei territori ci vive da molto prima di noi.

Quando il mare nasconde qualcosa di più prezioso

Tra le acque dello Stretto di Sicilia, che separano l’Italia dalla Tunisia, si sta giocando una “partita silenzios”a ma fondamentale per l’equilibrio del Mediterraneo. In occasione dello Shark Awareness Day, come riportato da StrettoWeb, è emersa una scoperta che ha lasciato di stucco: quest’area ospita in realtà una varietà sorprendente di squali e razze che stanno letteralmente scomparendo altrove. Un angolo di mare che, forse proprio grazie alla sua posizione, è diventato un rifugio inatteso per queste specie sempre più fragili.

La scoperta non è frutto del caso. A documentarla ci hanno pensato ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn, in collaborazione con l’Università di Palermo e Ascob Syrtis, un ente tunisino attivo nella conservazione marina. Il progetto, sostenuto dalla Blue Marine Foundation, ha permesso di identificare vere e proprie aree di aggregazione di specie a rischio. Un lavoro meticoloso, fatto di immersioni, tracciamenti e una buona dose di pazienza.

Illustrazione di alcuni squali (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di alcuni squali (Canva FOTO) – marinecue.it

Proteggere i mari

Come riportato da StrettoWeb, le specie che sono state individuate in queste acque non sono certo pesci qualunque. Si parla di squali grigi (Carcharhinus plumbeus), squali mako (Isurus oxyrinchus), pesci chitarra (Glaucostegus cemiculus) e la rarissima vaccarella (Aetomylaeus bovinus), una grande razza dalle forme quasi preistoriche. Tutti animali finiti nelle liste rosse dell’IUCN per il loro elevato rischio di estinzione. 

Il problema, però, è che la sola presenza di queste creature non basta. La zona va protetta sul serio. Gli scienziati lo dicono chiaro: servono azioni immediate, non solo belle parole. Serve limitare le attività di pesca, monitorare il traffico marittimo e, soprattutto, coinvolgere chi vive quelle coste ogni giorno.