La nave più antica mai ritrovata sui fondali | Un veliero carico di un tesoro ancora completamente intatto

Illustrazione di un relitto (Canva FOTO) - marinecue.it
Questa nave è molto antica, forse una delle più antiche. Trasportava tantissimi oggetti preziosi, ed è praticamente intatto.
Sui fondali marini si nasconde un vero e proprio museo sommerso, fatto di navi affondate che raccontano storie di guerre, commerci, esplorazioni e tragedie. Ogni relitto è un frammento di passato che il mare ha deciso di conservare, spesso in silenzio, per secoli.
Alcune di queste navi sono vere icone, come il Titanic nell’Atlantico o i relitti bellici nel Mar Mediterraneo. Altre, meno conosciute, giacciono vicino alle coste e diventano habitat per pesci, coralli e altre forme di vita marina, trasformandosi in barriere artificiali.
Oltre al valore storico e biologico, i relitti attraggono subacquei, ricercatori e appassionati di archeologia. Sono mete affascinanti per chi vuole scoprire il mare da una prospettiva diversa, fatta di mistero e scoperta.
Ma i fondali custodiscono anche navi cariche di materiali pericolosi o inquinanti. Per questo, la ricerca e il monitoraggio sono fondamentali, per proteggere non solo la memoria, ma anche l’equilibrio dell’ambiente marino.
Il mare che svela i suoi segreti
Certe scoperte arrivano per caso, quando meno te lo aspetti. Come riportato da SFP Dental Service Versilia, tra il 1965 quando Andreas Cariolu, un subacqueo greco, si immergeva al largo di Cipro e si trovava davanti qualcosa di incredibile: una nave antica, sommersa ma in condizioni straordinariamente buone. Non un semplice relitto, ma un vero pezzo di storia, una nave mercantile greca risalente al IV secolo a.C., lunga circa 14 metri, con la struttura ancora sorprendentemente intatta.
Accanto allo scafo, sparse sul fondale, c’erano più di cento anfore. Alcune perfettamente conservate, altre corrose dal tempo. Il carico, a quanto pare, era tipico del commercio mediterraneo dell’epoca: vino, olio d’oliva, mandorle. Un tesoro quotidiano, diremmo oggi, ma che racconta un mondo fatto di rotte marittime, di scambi e di viaggi lunghi e pieni d’incognite. È così che è nato il mito del relitto di Kyrenia.

Una storia molto interessante
Come riportato da SFP Dental Service Versiliam La storia di quella nave, però, non è rimasta ferma agli anni Sessanta. Decenni dopo, un team dell’Università di Cornell ha deciso di tornare su quel legno antico, ma con strumenti molto più avanzati. Hanno usato la dendrocronologia, cioè l’analisi degli anelli del legno, e il radiocarbonio, per cercare una datazione più precisa. E qualcosa è emerso: la nave era più giovane di quanto si pensasse.
Secondo queste nuove analisi, l’affondamento va collocato tra il 286 e il 272 a.C., non nel pieno IV secolo ma poco dopo. Un aggiustamento importante, che corregge quanto ipotizzato in passato basandosi solo su ceramiche e monete ritrovate a bordo. Il lavoro, va detto, è stato tutt’altro che semplice: i legni erano stati trattati con PEG, un composto chimico usato per la conservazione, e solo dopo averlo rimosso si è potuto ottenere un risultato attendibile. Una conferma che, a volte, anche i resti più silenziosi hanno ancora molto da raccontare.