Ritrovamento sui fondali siciliani | Una scoperta archeologica assurda: una nave col suo carico ancora intatta dopo 2500 anni

Sub e relitti (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Sub e relitti (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Un’antica imbarcazione riemerge dalle acque siciliane, intatta dopo oltre due millenni: un ritrovamento eccezionale.

C’è qualcosa nei fondali siciliani che continua a stupire. Anni e anni di scavi, esplorazioni e immersioni non sembrano mai bastare: ogni tanto il mare, come se avesse memoria, decide di restituire frammenti di storia che pensavamo svaniti. E non si tratta solo di cocci o vecchie ancore arrugginite, ma di testimonianze che parlano — o meglio, sussurrano — di civiltà antiche che hanno lasciato un segno.

Il bello è che queste scoperte non arrivano mai per caso. Dietro ogni ritrovamento c’è un lavoro meticoloso, fatto di anni di studio, mappe, analisi e, spesso, una buona dose di pazienza. In fondo, l’archeologia subacquea è un po’ come la pesca: puoi passare giorni a sperare e poi, all’improvviso, arriva qualcosa di enorme.

In alcune zone — lo sanno bene i ricercatori — il passato dorme poco sotto la superficie. Ce n’è una piena di segreti, dove ogni immersione potrebbe rivelare nuovi indizi su come vivevano e commerciavano gli antichi. Però sì, serve anche una certa fortuna. E una rete di esperti che, passo dopo passo, mettono insieme i pezzi del puzzle.

Il punto è che dietro a tutto questo c’è anche un progetto più grande. Un’idea nata anni fa per raccontare il paesaggio sommerso della costa iblea, e per cercare di capire come si è trasformato nei secoli. Non è roba da poco, anzi. È un lavoro che richiede tempo, coordinamento e, diciamolo, anche parecchio coraggio.

Un’indagine in fondo al mare

E così, durante la sesta campagna del Kaukana Project, qualcosa è venuto fuori, come riporta lasicilia.it. A pochi metri dalla riva, proprio vicino a Santa Maria del Focallo, è stato individuato il relitto di una nave greca. Una vera nave, completa, lì da circa 2500 anni. Era lì, coperta da sabbia e pietre, a sei metri di profondità. E ora, finalmente, ha un volto.

I ricercatori dell’Università di Udine, assieme alla Soprintendenza del Mare, hanno lavorato per settimane con pompe ad acqua e rilievi 3D per riportare alla luce pezzi fondamentali dell’imbarcazione. Hanno trovato un albero (quello centrale), il paramezzale, una ruota e anche diversi oggetti perfettamente conservati: ceramiche decorate, un piccolo unguentario con la scritta “Nau” in greco e addirittura una cima originale, ancora integra. Assurdo, sì, ma non finisce qui.

Ritrovamenti incredibili (Università degli Studi di Udine - youtube screenshot) - www.marinecue.it
Ritrovamenti incredibili (Università degli Studi di Udine – youtube screenshot) – www.marinecue.it

Un tesoro di cui si parlerà a lungo

Il vero colpo di scena, però, è che a bordo c’era ancora parte del carico originale. Non frammenti sparsi, ma oggetti veri, completi. Una rarità per ritrovamenti di questa epoca. Questo apre scenari nuovi su come erano costruite queste navi, cosa trasportavano e come viaggiavano in mare aperto. Un piccolo miracolo di conservazione, verrebbe da dire.

E tutto questo — qui la cosa si fa ancora più interessante — è stato anche filmato. Durante gli scavi, infatti, si giravano le scene di un docufilm prodotto dalla Sikelia Productions di Martin Scorsese (sì, proprio lui) insieme alla Sunk Costs Productions. Si chiamerà Shipwreck of Sicily e racconterà anche questa scoperta, una delle più straordinarie degli ultimi anni.