Hanno trovato un tesoro inestimabile e ora pensano solo ad estrarlo | Per gli scienziati le conseguenze saranno terribili

Estrazione in mare (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Un’enorme riserva sottomarina riaccende sogni di ricchezza, dominio tecnologico ma anche timori crescenti.
Negli ultimi tempi, si parla sempre più spesso di quello che si nasconde sotto gli oceani. E non si tratta solo di pesci o relitti dimenticati, ma di qualcosa di molto più prezioso. Le profondità marine sono diventate il nuovo El Dorado per chi cerca risorse che sulla terra cominciano a scarseggiare.
Non è solo una questione di curiosità scientifica. No, qui si parla di metalli essenziali per tutto ciò che oggi definiamo “futuro”: batterie, veicoli elettrici, smartphone, computer, persino quelle sigarette elettroniche che vedi ovunque.
E dato che in superficie ormai si trova sempre meno, beh, il fondo del mare sembra una miniera d’oro ancora inesplorata. Naturalmente, non tutti sono entusiasti. C’è chi comincia a chiedersi cosa potrebbe succedere se iniziamo a scavare anche lì.
Gli scienziati temono che tutto questo entusiasmo possa trasformarsi in un disastro. La corsa all’oro blu rischia di avere conseguenze che, forse, non siamo pronti ad affrontare. In mezzo a tutto questo fermento, si inserisce un altro aspetto: la geopolitica. Sì, perché ogni centimetro quadrato sotto il mare ha un proprietario. E i confini marittimi diventano improvvisamente molto più importanti.
Una scoperta che fa tremare i mercati
E proprio da una di queste zone è arrivata una notizia che ha fatto il giro del mondo, come riporta Money.it. La Nippon Foundation insieme all’Università di Tokyo ha confermato di aver trovato un giacimento immenso di metalli rari vicino all’isola di Minamitori. Una roba da far girare la testa: più di 230 milioni di tonnellate di materiali strategici, soprattutto nichel e cobalto.
L’area è enorme – circa 100.000 chilometri quadrati – e rientra tutta nella zona economica esclusiva del Giappone. E Tokyo non ha nessuna intenzione di lasciarsi scappare questa occasione. Sono già pronte le prime fasi di estrazione sperimentale, che dovrebbero partire quest’anno e durare almeno tre anni. Secondo i calcoli, si potrebbero tirare fuori 10.000 tonnellate al giorno. Numeri pazzeschi, ma anche investimenti da milioni e milioni di dollari. Ma dietro l’entusiasmo si nascondono anche ombre pesanti.

Il lato oscuro del fondo marino
Due dei metalli trovati, il cobalto e il nichel, non hanno esattamente una buona reputazione. Il primo viene chiamato “diamante insanguinato”, e il nome dice già tutto: morti, sfruttamento minorile, guerre. Soprattutto in Africa, dove l’estrazione è spesso legata a condizioni disumane. Insomma, un metallo che brilla, ma al costo di tantissimo dolore umano.
Il nichel, invece, è noto come “metallo del diavolo”. Un soprannome che risale a quando i minatori si lamentavano che assomigliava al rame, ma valeva molto meno. Oggi ha un valore tutt’altro che trascurabile, ma i rischi per la salute di chi lo estrae restano alti. In Giappone si punta a fare le cose diversamente, senza distruggere l’ecosistema. Però gli scienziati mettono in guardia: se non si presta attenzione, i danni potrebbero essere irreversibili. E il mondo guarda. Tutto. Con un misto di curiosità e paura.