Illustrazione di plankton (Canva FOTO) - marinecue.it
Questa particolare nave permetterà di fare studi approfonditi nel Mediterraneo. Ciò permetterà di studiare al meglio i cambiamenti climatici.
Nel fitto calendario delle esplorazioni scientifiche del 2025, una in particolare sta attirando l’attenzione della comunità oceanografica: si tratta della campagna “ITINERIS’ EYES”, realizzata a bordo della nave da ricerca “Gaia Blu” del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il nome completo è piuttosto lungo (Integrating, Innovating, Evolving Research InfraStructures for hEalthY and prEdicted marine ecosystemS) ma l’obiettivo è molto chiaro: capire come il cambiamento climatico stia alterando la biodiversità del plancton nel Mediterraneo.
Come riportato sul sito del CNR, l’iniziativa è partita l’8 luglio e proseguirà fino al 30. Le aree esplorate? Un bel giro: dal Tirreno al Canale di Sardegna, passando per il Bacino Algerino-Provenzale e il Mar Ligure. Una vera e propria spedizione mobile, con tappe ben pianificate e strumentazioni di tutto rispetto.
Questa varietà non è solo un valore aggiunto, ma un requisito essenziale per affrontare un tema complesso come lo stress climatico sugli ecosistemi marini. Il plancton è un elemento chiave per l’equilibrio degli oceani: da lui dipendono il ciclo del carbonio e la catena alimentare marina.
Quello che rende affascinante questa campagna, oltre alla portata scientifica, è anche l’approccio tecnologico: misurazioni da stazioni fisse, sondaggi in profondità, strumenti di nuova generazione. Insomma, si potrebbe dire che Gaia Blu non è solo una nave, ma un laboratorio galleggiante in piena attività.
A guidare le operazioni è il CNR-ISMAR, cioè l’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che coordina un’ampia squadra di enti italiani e internazionali. Collaborano infatti anche l’Istituto di Scienze Polari (CNR-ISP), l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS), i Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN, e persino il Joint Research Centre della Commissione Europea.
Il parterre scientifico si allarga poi a livello europeo, con la partecipazione dell’Institut de la Mer de Villefranche (IMEV, Sorbonne Université – CNRS), del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) in Spagna e della società Space42. Tutti questi soggetti lavorano all’interno del Dominio Marino del progetto ITINERIS, una delle infrastrutture di ricerca ambientale più avanzate d’Italia.
Come riportato sul sito del CNR, durante la campagna “ITINERIS’ EYES” il lavoro a bordo si muoverà su più fronti. Da una parte ci sono le stazioni di osservazione fissa, dove si raccolgono dati su temperatura, salinità, composizione chimica, parametri biologici e qualità ottica dell’acqua. Dall’altra, si effettuano rilevamenti verticali nella colonna d’acqua usando sonde ad alta precisione. Non mancano strumenti sofisticati come i profilatori BioGeoChemical-Argo, che permettono di monitorare l’evoluzione delle condizioni fisiche e biologiche dell’ambiente marino in tempo reale.
Un’attenzione particolare è riservata al plancton, il vero protagonista di questa avventura. Non solo se ne osserva la presenza e la distribuzione, ma si cerca anche di capire come le temperature elevate e altri fattori legati allo stress climatico influiscano sulla sua biodiversità. A supporto di queste analisi vengono impiegati anche drifter lagrangiani, dei piccoli dispositivi che galleggiano trasportati dalle correnti per seguire l’evoluzione delle masse d’acqua e raccogliere dati in movimento.
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