Stanno distruggendo i nostri mari | Per allevare i pesci se ne fregano della nostra salute

Illustrazione di un pericolo (Canva FOTO) - marinecue.it
Purtroppo l’allevamento dei pesci può essere davvero molto utile, ma a risentirne sono gli ecosistemi marini.
L’allevamento dei pesci, detto anche acquacoltura, è una pratica sempre più diffusa per rispondere alla crescente domanda di pesce, senza sovrasfruttare gli stock selvatici.
Consiste nell’allevare specie ittiche in ambienti controllati, come vasche a terra, gabbie galleggianti in mare o impianti d’acqua dolce. Un po’ come l’agricoltura, ma sotto la superficie.
Tra le specie più allevate ci sono orata, branzino, salmone, trota e carpa. Ogni specie ha esigenze diverse in termini di temperatura, ossigeno, alimentazione e spazio.
Per garantire una crescita sana, gli allevatori monitorano costantemente la qualità dell’acqua, controllano la densità dei pesci e adottano protocolli precisi per la salute animale. Insomma, è una pratica molto complessa!
Un’industria invisibile sotto la superficie
A guardarli da lontano, sembrano boe o reti galleggianti in mezzo al mare, ma in realtà sono impianti di allevamento ittico, vere e proprie “fabbriche sommerse” dove si produce pesce su larga scala. Un modello nato per rispondere all’aumento della domanda alimentare globale e che, come riportato da Tiscali Ambiente, ormai supera i 130 milioni di tonnellate l’anno, secondo i dati del 2022.
Il problema, però, è che questi allevamenti intensivi non sono affatto neutri per l’ambiente. Anzi. Le gabbie sottomarine accumulano deiezioni, resti di mangime e residui chimici che, nel tempo, compromettono i fondali. I livelli di ossigeno calano, la biodiversità diminuisce e i fondali si trasformano in zone morte. Secondo quanto riportato da Greenpeace, l’impatto ecologico di questi impianti è tutt’altro che trascurabile e rischia di alterare profondamente gli ecosistemi marini circostanti.

Un problema da non sottovalutare
Non si tratta solo di inquinamento. Un altro nodo critico riguarda la salute umana. Come riportato da Tiscali Ambiente, i residui di antibiotici, metalli pesanti e altre sostanze usate negli impianti possono accumularsi nei tessuti dei pesci e, in alcuni casi, finire nel piatto. Col tempo, questo espone chi consuma regolarmente pesce allevato a rischi legati alla resistenza agli antibiotici, un fenomeno sempre più osservato a livello globale.
C’è poi il problema delle etichette poco chiare, come sottolinea Tiscali Ambiente: spesso non è semplice capire da dove arriva davvero quel pesce che si trova al supermercato o nella ristorazione veloce. I pesci allevati in modo intensivo vivono in spazi ristretti, a densità elevate, con livelli di stress costanti e, spesso, senza un vero monitoraggio del loro benessere. Insomma, la situazione non è assolutamente da sottovalutare.