ALLERTA microplastiche, si stanno fermando tutte qui | A rischio tutte le specie marine: questi coralli stanno scomparendo

Illustrazione dell'allerta sulle microplastiche (Canva FOTO) - marinecue.it
Purtroppo la situazione è insostenibile, e anche qui si stanno accumulando in una maniera incredibile. ma cosa sta succedendo?
Le microplastiche sono frammenti minuscoli, spesso invisibili a occhio nudo, che derivano dalla degradazione di oggetti in plastica più grandi o sono già prodotte in formato microscopico, come quelle contenute in cosmetici o detergenti.
Una volta disperse nell’ambiente, finiscono quasi inevitabilmente nei fiumi, negli oceani e nei mari. Qui vengono ingerite da pesci, molluschi e perfino dal plancton, entrando così nella catena alimentare.
Il problema non è solo ambientale, ma anche sanitario. Le microplastiche possono trasportare sostanze tossiche e accumularsi negli organismi, compresi quelli che arrivano sulle nostre tavole.
Ridurre l’uso della plastica monouso, migliorare la raccolta dei rifiuti e scegliere prodotti più sostenibili sono piccoli gesti che possono avere un grande impatto.
Una situazione particolare
A prima vista, Illa Grossa sembra uno di quei posti dove tutto è ancora intatto: una piccola isola vulcanica nel cuore della riserva delle Columbretes, in Spagna, lontana dalle città, dai porti, dal turismo di massa. Insomma, il classico angolo remoto che si immagina immune dai problemi ambientali. E invece, no. È proprio lì che i ricercatori hanno scoperto una delle concentrazioni di microplastiche più alte mai registrate nel Mediterraneo europeo.
Secondo quanto riportato da Fanpage e documentato in uno studio pubblicato su Marine Pollution Bulletin, nella baia di Illa Grossa si trovano fino a 6.345 particelle di plastica per chilo di sedimento. Un dato quattro volte superiore alla media dell’area circostante. Il motivo? Le correnti marine, in particolare la Corrente del Nord, trasportano i detriti provenienti da vari Paesi come Spagna, Francia, persino l’Italia e li spingono proprio lì, in quella baia naturale che finisce per funzionare come una trappola.

La situazione è critica!
Come riportato da Fanpage, a rendere la situazione ancora più preoccupante è l’effetto che questa plastica invisibile ha sugli ecosistemi marini. Nell’area vive una specie preziosa, il corallo Cladocora caespitosa. Eppure, proprio queste colonie coralline sembrano comportarsi da “filtri naturali”: intrappolano le microplastiche all’interno delle loro strutture, con conseguenze serie per la loro crescita e sopravvivenza.
Le analisi, condotte con tecniche spettroscopiche molto avanzate, hanno rilevato una media di 1.514 particelle per chilo di tessuto corallino, con picchi che superano le 6.300 particelle per chilo. Dati difficili da ignorare, soprattutto perché riguardano un luogo che dovrebbe rappresentare un rifugio per la biodiversità. Purtroppo la situazione non è incoraggiante!