I ragni marini convivono con dei batteri che ci salveranno | Negli abissi bloccano tutto il metano pericoloso

Illustrazione di un ragno marino (Canva FOTO) - marinecue.it
I ragni marino sono degli animali molto particolari, convivono con alcuni batteri. E questo potrebbe essere davvero utile.
In natura, molti batteri vivono in stretta relazione con gli animali, formando veri e propri “ecosistemi interni”. Questi microrganismi non sono sempre pericolosi: spesso sono fondamentali per la salute dell’ospite, contribuendo alla digestione, alla difesa immunitaria e persino al comportamento.
Nel tratto intestinale, ad esempio, batteri come i Lactobacillus e i Bifidobacterium aiutano a scomporre il cibo e a produrre sostanze utili. Alcuni insetti, come le termiti, ospitano batteri che digeriscono la cellulosa, mentre ruminanti come le mucche devono la loro capacità di digerire l’erba a veri e propri consorzi microbici.
Ma ci sono anche convivenze più strane: certi calamari ospitano batteri bioluminescenti per mimetizzarsi, mentre alcuni pesci tropicali dipendono da batteri per resistere a tossine ambientali. In molti casi, senza quei microrganismi, l’animale semplicemente non potrebbe sopravvivere.
Queste simbiosi ci insegnano che il confine tra “noi” e “gli altri” è spesso sfumato. Studiare il microbioma animale non solo aiuta a capire meglio la biologia delle specie, ma offre anche spunti per la medicina, l’ecologia e la conservazione.
Incontri ravvicinati… con artropodi abissali
Ci sono scoperte che arrivano da luoghi così remoti e oscuri che sembrano quasi inventate. E invece no, succedono davvero, e nel caso dei cosiddetti “ragni marini” c’è tutto: profondità oceaniche, strane simbiosi e strategie di sopravvivenza che sfidano l’immaginazione. Non sono ragni in senso stretto, ma artropodi affini, abitanti di ambienti freddi e completamente privi di luce, tra California e Alaska, a centinaia o di metri sotto la superficie.
Come riportato da Wired, come raccontato un una ricerca pubblicata su PNAS, il team di ricerca ha scoperto ben tre nuove specie, e tutte sembrano aver sviluppato una convivenza sorprendente con alcuni batteri. Sui loro esoscheletri vivono colonie di microrganismi che si nutrono… di metano. Sì, proprio così: questi batteri trasformano il metano in carbonio ed energia, e in cambio, nutrono gli artropodi su cui vivono.

Una situazione particolare
Come riportato da Wired, i campioni raccolti provengono da ambienti diversi: alcuni prelevati al largo della California, altri vicino alle coste dell’Alaska. Eppure, anche se separati da distanze notevoli e profondità variabili (dai 400 fino a oltre 2000 metri) i “giardini” di batteri risultano praticamente identici nella loro funzione.
Crescono sugli esoscheletri come piccole comunità autonome, e riescono a metabolizzare il metano fuoriuscito dal fondale. Una simbiosi stabile e, a quanto pare, vantaggiosa per entrambi gli organismi coinvolti. A confermare tutto, ci sono le analisi isotopiche del carbonio: i ricercatori hanno rilevato che il carbonio assorbito dagli artropodi non deriva dalla CO₂, come accade normalmente, ma proprio dal metano elaborato dai loro simbionti.