Campi Flegrei, stanno venendo a galla reperti archeologico impensabili | Riscrivono la storia di questi luoghi: sono tutti senza fiato

Illustrazione di Campi Flegrei (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di Campi Flegrei (Canva FOTO) - marinecue.it

Gli archeologi stanno trovando tantissimi reperti importantissimi nei pressi dei Campi Flegrei. Raccontano qualcosa di nuovo!

L’area di Napoli e dei Campi Flegrei custodisce alcune delle tracce più affascinanti della presenza romana nel Sud Italia. Qui, l’Impero non solo costruì ville e strade, ma modellò il paesaggio con porti, terme, anfiteatri e templi che ancora oggi raccontano il suo passato glorioso.

Tra i siti più iconici c’è Pozzuoli, antica Puteoli, uno dei porti commerciali più importanti di Roma. Vi approdavano navi cariche di grano, marmo e spezie, e il suo anfiteatro è tra i più grandi dell’antichità. 

L’intera zona flegrea era considerata sacra e misteriosa. Vulcani, laghi, soffioni di vapore: tutto contribuiva al fascino del luogo, tanto che gli antichi lo identificavano con l’ingresso dell’Oltretomba. 

Oggi, i Campi Flegrei offrono un viaggio unico tra storia e geologia. Passeggiare tra le rovine romane di Baia o Cuma, con il profumo di zolfo nell’aria e il mare sullo sfondo, è come fare un viaggio nella storia.

Quando il passato riemerge…

Ci sono luoghi in cui il mare custodisce più storia di mille biblioteche. E Miseno è uno di questi. A pochi metri dalla riva, nei pressi di Bacoli, il fondale sta svelando pezzi di un mondo antico rimasto nascosto per secoli. Non si parla di semplici cocci o frammenti isolati, ma di vere e proprie architetture sommerse, colonne, architravi… come se la città romana fosse ancora lì, sotto un velo d’acqua.

Come riportato da CronacaFlegrea, tutto fa parte di un progetto ampio, che punta a valorizzare uno dei territori più affascinanti del Mediterraneo: i Campi Flegrei. Qui la storia si intreccia con la geologia, e ogni recupero è un pezzo in più per ricostruire il mosaico di Misenum, antica base della flotta imperiale romana. I lavori, coordinati da archeologi subacquei e tecnici specializzati, stanno riportando alla luce un patrimonio sommerso che, per troppo tempo, era rimasto silenzioso sotto i piedi dei bagnanti.

Illustrazione di due subacquei (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di due subacquei (Canva FOTO) – marinecue.it

Il cantiere sommerso

L’intervento, come riportato da Cronaca Flegrea, si è concentrato all’imboccatura dell’antico porto romano, tra Punta Terone e Punta Pennata. A una profondità compresa tra i 5 e i 9 metri sono stati localizzati e sollevati grandi elementi architettonici: frammenti lapidei, un’enorme architrave risalente a circa duemila anni fa e una colonna dalle proporzioni notevoli. Gli archeologi ritengono che appartenessero a edifici pubblici, forse templi o strutture portuali, sprofondati in seguito ai movimenti del terreno, legati al fenomeno del bradisismo 

Il recupero è stato tutto fuorché improvvisato: si è fatto ricorso a tecnologie avanzate, palloni di sollevamento, squadre di sommozzatori esperti, motovedette della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, persino dirette streaming subacquee con il sistema Naumacos. I reperti, una volta emersi, saranno trasportati al Parco Borbonico del Fusaro per il trattamento di desalinizzazione e restauro, prima di essere esposti.