Mare nucleare dinanzi alla Francia | Prima hanno fatto danni e ora vogliono rimediare: la Francia vuole rimuoverli tutti

Mare radioattivo pericolo

La Francia in prima linea (canva.com) - www.marinecue.it

Una vasta quantità di rifiuti nucleari: adesso la Francia sta guidando la missione per individuare e riparare ai danni provocati.

Quando si discorreva di rifiuti radioattivi nei documentari di una volta, sembrava sempre un argomento troppo distante, relegato simbolicamente nei luoghi più reconditi degli oceani.

Tuttavia, anche il più profondo degli abissi può restituire all’umanità ciò che era stato abbandonato. La sensibilità ecologica, oggi molto più urgente e presente, ha cambiato la visione del mare, passato da “deposito” a “risorsa”.

Tuttavia, il passato riaffiora; e con esso, gli errori che adesso si cerca di correggere con grossa difficoltà. Tra questi ci sono azioni nefaste, compiute dagli anni ’40 ai ’90.

Quasi un secolo dopo, la Francia si assume un compito delicato: verificare se ciò che è sepolto sotto il mare stia ancora causando danni – e se ci sia un modo per intervenire.

La nuova missione

Di recente, è stata avviata una nuova missione oceanografica internazionale per esaminare uno dei lasciti più rischiosi dell’era nucleare in Europa: secondo Sfp Versilia, si parla di più di 200. 000 barili contenenti rifiuti radioattivi che, tra il 1946 e il 1990, affondati intenzionalmente nell’Oceano Atlantico. La loro posizione esatta si trova a circa 600 chilometri dalla costa francese di Nantes, a oltre 4. 000 metri di profondità, in una vasta zona nell’area delle pianure abissali del nord-est.

La spedizione, chiamata NODSSUM, è guidata dal CNRS (Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica), supportato dall’Ifremer (Istituto Francese per la Ricerca sull’Estrazione Marina), dall’Autorità per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ASNR) e vari enti scientifici internazionali. L’iniziativa fa parte di un progetto europeo più ampio denominato PRIME RADIOCEAN, focalizzato sulla comprensione dei rischi legati alla contaminazione radioattiva marina e sulla creazione di politiche ambientali più sostenibili.

Barili radioattivi
Migliaia di rifiuti (canva.com) – www.marinecue.it

Obiettivi e strumenti

La fase iniziale della missione è cominciata lo scorso 15 giugno e durerà tutto il mese. L’obiettivo primario, riporta Sfp, è quello di mappare una vasta area sottomarina di circa 6. 000 chilometri quadrati utilizzando sonar di altissima precisione e il veicolo autonomo UlyX, capace di raggiungere oltre i 4. 000 metri di profondità, in modo da localizzare con esattezza i barili depositati nel corso degli anni e di valutarne le condizioni.

Ma la parte più delicata riguarda l’analisi dell’impatto ambientale: saranno prelevati campioni di sedimenti, fauna e acqua per identificare la presenza e il comportamento dei radionuclidi. Il pericolo però è che, nel tempo (secondo la fonte), i contenitori possano essersi deteriorati, rilasciando materiale radioattivo in un ecosistema ancora in gran parte inesplorato. Pertanto i dati raccolti saranno utili per comprendere gli effetti a lungo termine sulla biodiversità e sulle interazioni biologiche negli abissi. Una seconda missione, programmata per i prossimi mesi, prevede l’ausilio di robot subacquei e sommergibili.