Illustrazione della fauna e flora marina (Canva FOTO) - marinecue.it
Studiare la biodiversità è importantissimo, e attraverso alcuni particolari dati, come le dimensioni, scopriamo qualcosa di nuovo.
Una nuova mappa della vita marina sta cambiando il modo in cui si osservano gli oceani. È stata pubblicata una banca dati che raccoglie le dimensioni massime di oltre 85.000 specie animali marine. Si chiama MOBS, ovvero “Marine Organismal Body Size Database”, e al suo interno ci si trova di tutto: dai microscopici zooplancton fino alle gigantesche balene. Un progetto ambizioso, nato per offrire finalmente un quadro più completo della biodiversità negli abissi.
La portata è sorprendente: oltre 181.000 misurazioni, distribuite su ben 30 phyla animali marini. Un archivio del genere non è solo utile: è essenziale per migliorare i modelli climatici, orientare le strategie di conservazione e comprendere l’evoluzione delle specie in relazione al loro ambiente. L’articolo scientifico, pubblicato sulla rivista Global Ecology and Biogeography, rappresenta un vero passo avanti per la ricerca sugli ecosistemi oceanici.
Per molto tempo, gli studi si sono concentrati soprattutto sugli animali più grandi. Cetacei, pesci predatori, mammiferi marini… Quelli più facili da avvistare o che, diciamolo, fanno più notizia.
Ma in realtà, il mondo marino è fatto perlopiù di creature piccolissime, spesso trascurate, che però svolgono un ruolo chiave negli equilibri ecologici. E il database MOBS prova a rimetterle al centro dell’attenzione.
La dimensione di un animale non è solo una curiosità statistica: è un fattore che influenza praticamente tutto, dal metabolismo ai comportamenti di caccia, dalla vulnerabilità al cambiamento climatico alla posizione nella catena alimentare. I pesci più grandi, ad esempio, dominano gli ecosistemi predando gli organismi più piccoli, che a loro volta dipendono da risorse ancora più minute. Capire come queste dimensioni interagiscono, su scala globale, è fondamentale per comprendere come funziona davvero la vita negli oceani.
Il MOBS Database, guidato da Craig R. McClain e altri studiosi tra cui Noel Heim, Matthew Knope, Pedro Monarrez, Jonathan Payne, Isaac Trindade Santos e lo stesso Tom Webb, contiene misure standardizzate di altezza, lunghezza, larghezza e diametro di oltre 85.000 specie. I dati attualmente coprono il 40% delle specie marine attualmente registrate nel World Register of Marine Species.
Grazie a questo archivio dettagliatissimo, si possono testare ipotesi rimaste a lungo solo teoriche. Ad esempio, si può verificare quanto fattori ambientali come temperatura, salinità o profondità influenzino le dimensioni degli organismi marini. In pratica, si apre una finestra per capire come la vita si sia adattata a condizioni tanto diverse, e come potrebbe reagire in futuro agli sconvolgimenti climatici.
L’iniziativa MOBS segna anche un cambio di prospettiva nella biologia marina. Non si tratta più solo di seguire le rotte delle balene o censire le barriere coralline, ma di ricostruire una rete ecologica molto più fitta, dove anche le forme di vita meno appariscenti trovano finalmente spazio. MOBS 1.0, come detto prima, è già disponibile come open-source su GitHub, ma ha come obbiettivo per i prossimi due anni di aumentare la copertura fino al 75%.
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