Puglia, le sue spiagge sono invase da piccoli pezzi neri | Non sono animali: inquinamento provenuto dall’Adige

Illustrazione di una spiaggia inquinata (Canva FOTO) - marinecue.it
Purtroppo su questa spiaggia ci sono dei pezzi neri, una vera e propria invasione. Purtroppo sono collegati all’inquinamento.
Quando si parla di spiagge inquinate, si pensa subito alla plastica. E in effetti è proprio lei la protagonista sgradita: bottiglie, reti da pesca, mozziconi, sacchetti… trasportati dalle correnti o lasciati dai bagnanti.
L’inquinamento non è solo visibile. Microplastiche, sostanze chimiche, oli e metalli pesanti finiscono nei sedimenti e nell’acqua, spesso senza che ce ne accorgiamo. E così anche spiagge che “sembrano” pulite possono essere in realtà profondamente contaminate.
La fauna marina paga il prezzo più alto. Pesci, uccelli e tartarughe ingeriscono frammenti di plastica o restano intrappolati nei rifiuti. E ciò che entra nel loro corpo può finire anche nel nostro piatto. È un circolo vizioso che ci riguarda da vicino, anche se può sembrare lontano.
Ogni volta che si abbandona un rifiuto in spiaggia, si partecipa a questo processo. La buona notizia? È un problema evitabile. Bastano piccoli gesti: portare via i propri rifiuti, partecipare a pulizie locali, fare scelte più sostenibili.
Cose che il mare restituisce
A volte il mare porta con sé piccoli tesori: conchiglie, legni levigati, vetri colorati. Altre volte, invece, arriva qualcosa di molto meno poetico. È quello che sta succedendo lungo le coste pugliesi, soprattutto nel Salento, dove da qualche settimana si trovano misteriosi dischetti neri disseminati tra la sabbia e gli scogli. All’apparenza sembrano tappi, o magari frammenti di plastica lavorata. In realtà sono tutt’altro: oggetti piccoli, leggeri, ma con una storia dietro che va ben oltre il semplice rifiuto spiaggiato.
Secondo quanto emerso da varie segnalazioni, e da indagini iniziate già nel nord Adriatico, questi dischetti sono identici a quelli usati nei sistemi MBBR (Moving Bed Biofilm Reactor), una tecnologia impiegata nei depuratori d’acqua per facilitare la crescita di microrganismi che trattano i liquami. In teoria dovrebbero restare dentro le vasche di trattamento, ma qualcosa è andato storto. Si sospetta che lo sversamento sia avvenuto lungo il fiume Adige, probabilmente a causa di un malfunzionamento o di un incidente non ancora confermato (Fonte: Immediato).

Una situazione particolare
Come riportato da Immediato, questi oggetti sono stati progettati per essere resistenti, leggeri, e capaci di galleggiare e potrebbero restare in mare per anni. Non si degradano facilmente, possono entrare in contatto con la fauna marina e, con il tempo, frammentarsi in microplastiche.
Le autorità stanno indagando. Il NOE (Nucleo Operativo Ecologico) di Padova, Venezia e Roma è stato allertato, mentre l’azienda produttrice svedese dei dischetti, collabora per capire se e dove possa essere avvenuto lo sversamento. Intanto Archeoplastica, insieme a volontari locali, continua a raccogliere campioni e documentare tutto il materiale rinvenuto (Fonte: Immediato).