ALLARME in Sicilia | L’alga più pericolosa al mondo ha invaso i fondali marini: pericolo per tutti

Illustrazione di un'alga pericolosa (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di un'alga pericolosa (Canva FOTO) - marinecue.it

In Sicilia è scattato un allarme relativo a questa particolare alga. Purtroppo è molto pericolosa, e i bagnanti devono evitarla.

Quando si pensa alle alghe, vengono in mente immagini di mare, benessere e natura. Eppure, alcune specie possono essere estremamente pericolose, sia per l’ambiente che per la salute umana. Non tutte le alghe, infatti, sono innocue o benefiche.

Alcune proliferano in modo anomalo formando le cosiddette “fioriture algali”, vere e proprie invasioni che colorano l’acqua e riducono l’ossigeno disponibile, mettendo in crisi pesci e altri organismi marini. In certi casi, rilasciano tossine che possono avvelenare l’acqua e causare gravi danni agli ecosistemi.

Tra le più note ci sono le alghe rosse o la Karenia brevis, responsabile della “marea rossa” nel Golfo del Messico, che può provocare problemi respiratori nelle persone e morti di massa tra i pesci. Ma episodi simili si verificano anche nel Mediterraneo, specialmente in estate, quando alte temperature e inquinamento favoriscono queste esplosioni.

La ricerca scientifica monitora costantemente questi fenomeni, anche perché alcuni tipi di alghe tossiche possono contaminare i frutti di mare, rendendoli pericolosi per il consumo umano. Un promemoria importante: la natura è potente, affascinante, ma va osservata con attenzione e rispetto.

Un’alga che non passa inosservata

Non è certo la classica pianta marina che si nota a malapena mentre si nuota. Anzi, in certi casi è impossibile ignorarla. Si tratta della Rugulopteryx okamurae, un’alga bruna dall’aspetto abbastanza anonimo, ma che sta dando filo da torcere a biologi e operatori del mare. Da qualche anno si è fatta strada nel Mediterraneo, e ora è arrivata anche in Sicilia, segnalata tra Palermo e Augusta. Non si tratta di una semplice ospite temporanea: si espande in fretta e ovunque trova spazio, lo occupa.

Secondo l’articolo pubblicato da Balarm, questa specie è originaria dell’area del Pacifico nord-occidentale, ma ormai è considerata una delle più invasive in Europa. Dopo aver colonizzato le coste spagnole e francesi, ha cominciato a moltiplicarsi anche in Italia. Il problema? Quando si accumula e si decompone, sotto il sole estivo, rilascia un odore nauseabondo, simile a quello di materiale in putrefazione. Ma il guaio più grande è che questa massa vegetale altera gli equilibri naturali dei fondali, mettendo in difficoltà le specie marine locali.

Illustrazione di un fondale marino (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di un fondale marino (Canva FOTO) – marinecue.it

Un grosso problema…e non solo!

Come riportato da Balarm, l’impatto si sente anche fuori dall’acqua. Chi lavora con il mare, come pescatori e operatori turistici, ha iniziato a fare i conti con reti intasate, spiagge invase da mucchi d’alga maleodorante, e bagnanti che scappano appena sentono l’odore. Le conseguenze non sono solo ambientali, ma anche economiche: meno turisti, meno pesca, più spese per la pulizia delle coste.

Per questo l’ARPA Sicilia ha avviato un tavolo tecnico e, nel 2024, ha presentato un piano di azione per monitorare e gestire il fenomeno. Al centro c’è anche l’idea di trasformare il problema in un’occasione: utilizzare le biomasse spiaggiate in modo utile, ad esempio per produrre fertilizzanti o materiali biodegradabili.