I Caraibi non sono più quelli di una volta | La vacanza qui costa un botto, ma fai il bagno in una puzza tremenda

I Caraibi non esistono più (Canva) - marinecue.it
Se pensi di venire in vacanza ai Caraibi, sappi che troverai tutt’altra spiaggia, seppur bella uguale. Poiché i Caraibi non esistono più.
La salvaguardia degli oceani è diventata una priorità globale. Dal momento che i mari (in generale) son, infatti, fondamentali per la vita sulla Terra; sebbene oggi siano invece, sempre più minacciati da inquinamento, pesca eccessiva, e cambiamenti estemporanei del clima.
Controllare i mari, invero, significa adottare misure concrete per evitare che sostanze nocive, come plastiche e agenti chimici, finiscano nelle acque. Essendo, quindi, indispensabile intervenire a monte, regolando scarichi industriali, e promuovendo il riciclo.
Anche la tecnologia, dal canto suo, gioca un ruolo chiave: grazie a droni marini, sensori subacquei, e sistemi di monitoraggio, i quali aiutano a tenere sotto controllo la qualità delle acque, e a prevenire danni ambientali.
Per l’appunto, la consapevolezza collettiva è nondimeno fondamentale. Poiché solo attraverso l’educazione ambientale e l’impegno di cittadini, governi e aziende, si potrà davvero garantire un futuro pulito e sano, per i nostri mari (salute del mondo).
Un ecosistema sotto assedio
Le spiagge dei Caraibi e del Golfo del Messico, stanno affrontando un’emergenza ambientale sempre più preoccupante. Dal momento che, ben 38 milioni di tonnellate di alghe stanno invadendo queste zone, da giorni, mettendo dunque a rischio la biodiversità marina, e l’economia locale. Le cui conseguenze son infatti evidenti, e sia per l’ambiente che per il turismo. Il quale, inoltre, rappresenta una delle principali fonti di reddito per le popolazioni costiere.
Il responsabile in questione è il “sargasso”, un’alga tossica che si sviluppa in particolare, fra marzo e ottobre. E che pur essendo un elemento naturale dell’habitat oceanico, la sua crescita fuori controllo rappresenta in realtà, una novità piuttosto allarmante. Nello specifico, infatti, le alghe una volta spiaggiate, formano cumuli in grado di compromettere il paesaggio, e render difficile la balneazione.

Danni ambientali, e tossicità
Ma non si tratta solo di un disagio estetico: il sargasso, per l’appunto, decomponendosi rilascia solfuro di idrogeno, un gas tossico e maleodorante. E la proliferazione incontrollata di queste alghe, altro non indica che uno squilibrio dell’ecosistema marino, probabilmente dovuto appunto a cambiamenti climatici e inquinamento. Pertanto, le autorità locali stanno cercando soluzioni, sebbene l’emergenza stia crescendo sostanzialmente.
L’ondata di sargasso ha, infatti, colpito persino i turisti. E il sito svizzero “20Minuten”, ha riportato il malcontento di molti viaggiatori, costretti a fare i conti con spiagge invase, e odori sgradevoli. Le cui ricadute economiche son inoltre evidenti, con strutture ricettive le quali temono appunto, delle perdite significative, proprio nella stagione estiva.