A rischio chiusura il sito climatico della NOAA: in bilico uno dei portali più autorevoli sul cambiamento globale

Illustrazione di alcuni ricercatori (Canva FOTO) - marinecue.it
Purtroppo il NOAA potrebbe chiudere da un momento all’altro, e la situazione è davvero critica. Tantissime persone perderanno il lavoro!
C’è un sito che per anni ha rappresentato uno dei punti di riferimento più autorevoli sull’informazione climatica negli Stati Uniti: si chiama Climate.gov, ed è (o era?) gestito dal NOAA, l’agenzia federale per gli oceani e l’atmosfera. Il portale offriva dati, mappe interattive, articoli e risorse pensati non solo per gli esperti, ma anche per cittadini, insegnanti e decisori politici. In pratica, un collegamento diretto tra la scienza del clima e il grande pubblico. Ora però, quel sito rischia seriamente di sparire. E il motivo non è tecnico, ma politico.
A fine maggio 2025, infatti, gran parte del team che curava i contenuti di Climate.gov è stato licenziato. Stiamo parlando di circa dieci persone, tra comunicatori scientifici e redattori, tutti rimossi in blocco da un contratto NOAA su indicazione di livelli dirigenziali superiori. La notizia, riportata da The Guardian e confermata da diverse fonti, lascia poco spazio ai dubbi: si è trattato di una scelta deliberata.
Rebecca Lindsey, che ha diretto per anni il progetto e che a sua volta era stata licenziata a febbraio, ha descritto la decisione come parte di una strategia più ampia. Secondo lei, non è solo un cambio di rotta, ma un attacco mirato per ridurre la trasparenza e la diffusione di contenuti scientifici. “Ci siamo sempre comportati come ci si aspetta da un gruppo di comunicazione indipendente e imparziale”, ha detto. E in effetti, il sito non era gestito dalla divisione stampa del NOAA, ma direttamente da quella scientifica.
Il rischio, ora, non è solo che il sito venga chiuso del tutto. Alcuni temono uno scenario peggiore: che venga mantenuto attivo ma trasformato in una vetrina di contenuti distorti o, peggio ancora, manipolati per sostenere narrazioni anti-scientifiche. Uno dei pochi sviluppatori web rimasti nel progetto lo ha detto chiaramente: “Il timore è che Climate.gov possa diventare un sito di propaganda”. Sarebbe un colpo durissimo alla credibilità dell’intero ecosistema informativo scientifico degli Stati Uniti.
Una chiusura annunciata
In realtà, i segnali di questa possibile chiusura erano nell’aria da mesi. Da quando la nuova amministrazione Trump è tornata al potere, si sono moltiplicati i tagli e le limitazioni ai progetti legati alla scienza del clima. Il caso Climate.gov è solo l’ultimo di una lunga serie. A essere colpiti non sono solo i comunicatori, ma anche i ricercatori. Già ad aprile 2025, NOAA aveva comunicato che ben 14 dataset climatici e geologici sarebbero stati dismessi, tra cui quelli su coste, estuari e terremoti. Alcuni di questi, usati da scienziati e governi locali per pianificare la resilienza ai disastri naturali, non saranno più disponibili.
Anche l’EPA, l’agenzia per la protezione ambientale, non se la sta passando meglio. Il 9 maggio, il blog Research & Developments riportava che la divisione scientifica dell’EPA, l’Office of Research and Development, si era vista congelare i finanziamenti, nonostante un accordo del Congresso che garantiva fondi fino a settembre. Un’email interna parlava chiaramente di blocco delle attività di laboratorio.

Un futuro incerto per la scienza pubblica
Tornando al caso Climate.gov, le testimonianze raccolte dal Guardian sono inquietanti. I contenuti pubblicati finora erano frutto di un lavoro attento e imparziale, basato sulle evidenze scientifiche. La redazione rispondeva a domande, correggeva disinformazione e curava anche i social media. Ed erano, inoltre, la fonte più affidabile per ciò che concerne le fake news sul clima. Adesso, nessuno gestisce più gli account social. Nessuno modera, verifica, aggiorna. Ed è proprio questo vuoto comunicativo che potrebbe dare spazio alla diffusione di messaggi fuorvianti. Tom Di Liberto, ex portavoce NOAA anch’egli licenziato, non ha dubbi affermando che sono state licenziate le persone che lavoravano ai contenuti di Climate.gov.
Il sito potrebbe sopravvivere per un po’ grazie a contenuti pre-programmati, ma non è previsto nessun aggiornamento futuro. In più, circola un timore molto concreto: che il sito venga affidato a entità esterne vicine al negazionismo climatico, come il Heartland Institute. In quel caso, spiega Lindsey, si sfrutterebbe l’autorevolezza e il nome di Climate.gov per diffondere una narrazione diametralmente opposta a quella scientifica. Il contesto è quello di una sistematica riduzione degli strumenti pubblici per capire e affrontare il cambiamento climatico. Secondo il bilancio “passback” del Congresso per il 2026, NOAA subirà tagli significativi a progetti educativi, fondi per la ricerca e programmi climatici. Per molti, è come voler spegnere le luci in una stanza in cui ci si sta già muovendo a fatica (Fonti: The Guardian; EOS.org).