Balene, ricercatori hanno lanciato l’allarme | Le stiamo facendo impazzire: per loro la nostra plastica sono calamari

Illustrazione di un allarme (Canva FOTO) - marinecue.it

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L’allarme è stato appena lanciato, la situazione è più grave di quanto immaginato. La plastica è un grosso problema!

Le balene oggi devono affrontare una serie di minacce causate quasi esclusivamente dall’uomo. La caccia commerciale, sebbene vietata in molti paesi, continua in alcune aree del mondo. Questo ha portato al drastico calo di alcune popolazioni.

Un altro problema serio è l’inquinamento acustico negli oceani: navi, sonar militari e trivellazioni sottomarine interferiscono con i loro richiami, fondamentali per orientarsi, nutrirsi e comunicare. È come vivere in un mondo dove il rumore costante impedisce di sentirsi tra amici o trovare la strada di casa.

Le collisioni con le grandi navi mercantili sono un’altra minaccia crescente. Le balene spesso non riescono a percepire o evitare questi enormi mezzi, soprattutto nelle rotte marine più trafficate. I danni possono essere fatali.

Infine, le balene soffrono per l’inquinamento marino e il cambiamento climatico. Microplastiche ingerite, reti da pesca in cui restano intrappolate, e l’aumento della temperatura oceanica alterano l’ambiente in cui vivono e riducono la disponibilità di cibo.

Quando il mare inganna…

C’è un’immagine che colpisce sempre: una balena che si muove silenziosa nelle profondità oceaniche, guidata solo dai suoni. È lì, nel buio più assoluto, che questi cetacei usano l’ecolocalizzazione per “vedere” il mondo attorno a sé. Un po’ come un sonar naturale. Ma c’è un problema che nessuno si aspettava: la plastica, quella che finisce nei mari a tonnellate ogni anno, sta iniziando a creare un po’ di problemi.

Lo hanno scoperto alcuni ricercatori americani, lavorando insieme tra università e centri governativi: Duke, NC State, UNC-Chapel Hill e NOAA. Hanno analizzato il modo in cui le onde sonore rimbalzano su diversi oggetti nello stomaco delle balene. Il risultato? I sacchetti di plastica riflettono i segnali acustici in modo molto simile a prede reali, come i calamari. 

Illustrazione di una balena (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di una balena (Canva FOTO) – marinecue.it

Una situazione particolare

Nel buio delle profondità marine, dove la luce non arriva e gli occhi non servono a molto, le balene dentate devono affidarsi ai suoni per capire cosa hanno intorno. Quando emettono un segnale e questo rimbalza su un oggetto, riescono a farsi un’idea della forma, della consistenza e perfino del movimento di quello che potrebbe essere una preda. Il problema è che, secondo questo studio pubblicato su Marine Pollution Bulletin, i rifiuti di plastica, soprattutto quelli morbidi e fluttuanti, generano un’eco praticamente identica a quella dei calamari. Non distinguono il vero dal falso. E finiscono per inghiottire quello che per loro sembra un pasto, ma in realtà è solo spazzatura.

Le conseguenze, purtroppo, sono gravissime. Le balene possono soffocare, o riportare danni interni anche letali, per aver ingerito oggetti che non riescono a digerire né espellere. È come se il mare le stesse tradendo, presentando un inganno ben mascherato. Questo fenomeno si somma ad altre minacce note: cambiamenti climatici, traffico navale, rumore sottomarino, reti da pesca (Fonte: sfpdentalserviceversilia).