Una coppia di coniugi è da esempio per tutti | Ha acquistato un’isola salvandola dalla morte certa: ora è un Paradiso

Illustrazione dell'acquisto di un'isola (Canva FOTO) - marinecue.it
Grazie a questa coppia, l’isola è rinata grazie ad una serie di operazioni mirate, con lo scopo di salvaguardarla.
Comprare un’isola è un sogno che affascina da sempre, ma per alcuni è una realtà concreta. Negli ultimi anni, l’acquisto di isole private è diventato un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto tra imprenditori, celebrità e investitori in cerca di riservatezza o nuove opportunità.
I motivi sono vari: c’è chi cerca un rifugio lontano dal caos, chi punta a trasformarla in una destinazione turistica esclusiva, e chi investe per motivi ambientali o strategici. Alcune isole vengono acquistate anche per fini artistici, culturali o scientifici.
I prezzi possono variare moltissimo: si va da piccole isole disabitate a poche decine di migliaia di euro, fino a paradisi tropicali che costano decine di milioni. Conta la posizione, ma anche la presenza di infrastrutture, l’accesso legale e il potenziale di sviluppo.
Questo fenomeno solleva anche riflessioni più ampie: l’idea di possedere un pezzo di natura solleva interrogativi su sostenibilità, gestione delle risorse e impatto ambientale. Un’isola non è solo un bene di lusso: è anche una responsabilità.
Non il solito sogno tropicale
Quando si sente dire che una coppia ha comprato un’isola, viene subito in mente una storia di lusso e relax, magari con palme, cocktail e spiagge riservate. Ma non è sempre così. C’è anche chi decide di farlo per motivi totalmente diversi, più profondi. È il caso di due francesi, originari di Marsiglia, che hanno scelto un’isola disabitata nelle Filippine non per isolarsi dal mondo… ma per salvarne un pezzetto.
Secondo quanto raccontato dall’AGI, la coppia ha preso in mano un piccolo lembo di terra dimenticato e ha avviato un progetto di recupero ecologico. Hanno coinvolto biologi, abitanti locali, esperti ambientali e iniziato a piantare vegetazione autoctona, proteggere gli animali selvatici, e togliere ciò che restava degli interventi umani passati. Una vera operazione di “restauro naturale”, come lo definiscono loro.

Un gesto concreto
Quello che hanno fatto non è rimasto solo sulla carta: l’isola ha cominciato davvero a rifiorire. Uccelli marini e tartarughe hanno trovato rifugi sicuri, le piante locali hanno ripreso a crescere, e persino la comunità filippina nei dintorni si è coinvolta nel progetto, collaborando e imparando pratiche nuove, sostenibili. Il tutto con l’idea di aprire, in futuro, a un turismo responsabile, di quelli che non rovinano ma aiutano a proteggere (Fonte: AGI).
Naturalmente, non è tutto semplice. Il clima tropicale è imprevedibile, tra piogge torrenziali e tempeste che arrivano all’improvviso. E poi ci sono le specie invasive, i fondi da trovare, le mille cose da gestire. Ma il progetto ha preso piede, ha messo radici e ora rappresenta un esempio concreto di come si possa “possedere” un’isola non per dominarla, ma per custodirla.