Barriere coralline, è corsa contro il tempo per evitare l’estinzione | Le stanno tentando tutte: ora tocca alla coltivazione

Barriera corallina e coltivazione (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
Le barriere coralline stanno scomparendo e ora si punta su un’idea estrema: coltivarle per salvarle, ecco come.
Sotto la superficie dell’oceano, lontano dagli occhi di chi vive sulla terraferma, c’è un mondo intero che sta cambiando — o meglio, che si sta spegnendo. Le barriere coralline, con i loro colori incredibili e la vita che pullula tra i loro rami, sembrano eterne. Ma la verità è che sono fragilissime. E nonostante la loro bellezza, rischiano di sparire nel silenzio generale, come se niente fosse.
Il fatto è che i coralli non sono lì solo per rendere i fondali più belli nelle cartoline. No, il loro ruolo è molto più importante. Sono come dei condomini marini, pieni di inquilini: pesci, crostacei, molluschi e via dicendo. Se crollano loro, crolla tutto il vicinato. E a cascata, ci rimettiamo anche noi.
A volte ce lo dimentichiamo, ma anche chi vive a migliaia di chilometri dal mare ha bisogno di quei piccoli esseri viventi. Le barriere, infatti, proteggono le coste dalle onde forti, danno da mangiare a intere comunità e aiutano pure a tenere a bada la CO₂, quella che surriscalda l’atmosfera. Insomma, sono un baluardo — e si stanno sgretolando.
Ora, dire “salviamo i coralli” può suonare come l’ennesimo slogan da maglietta. Ma ci sono persone che non si limitano alle parole. Gente che si rimbocca le maniche, anzi… la muta. E che prova strade nuove, mai percorse prima. Perché sì, i metodi classici non bastano più.
Una nuova speranza passa dalla coltivazione dei coralli
Quello che fanno assomiglia un po’ a coltivare pomodori… solo che è sott’acqua e molto più complicato. È come se stessero creando dei vivai marini. E funziona: ogni frammento che attecchisce è una speranza in più. Non è solo un gesto simbolico, ma qualcosa che cambia davvero il paesaggio e dà nuova linfa a tutto l’ecosistema.
Certo, non basta da solo a risolvere tutto — e forse non lo farà nemmeno nel lungo periodo. Ma intanto è un passo. Una risposta concreta a una crisi che non aspetta. E in un mondo dove parlare è più facile che agire, loro agiscono.

La posta in gioco è la sopravvivenza degli oceani
Secondo le Nazioni Unite, in trent’anni è sparito più del 50% delle barriere coralline. E la stima è che, se continuiamo così, entro fine secolo ne resterà appena un 10%. Una scomparsa che non sarebbe solo un danno ecologico, ma un vero disastro per tutti: clima, cibo, turismo, sicurezza costiera… tutto.
Come riporta GreenMe, tra chi non si arrende c’è Coral Gardeners, un gruppo nato in Polinesia francese — dove il mare è ancora (in parte) vivo. Dal 2017 hanno già trapiantato più di 30.000 coralli. Hanno messo a punto un metodo semplice ma geniale: recuperano i pezzetti di corallo finiti in zone sbagliate e li fanno ricrescere in strutture apposta, tipo serre subacquee, per poi reimpiantarli.