Allarme virus in mare | Aumenta la preoccupazione in vista dell’estate: le conseguenze sono gravissime

Virus in mare, ecco i rischi (Freepik Foto) - www.marinecue.it
Con l’arrivo dell’estate, cresce la curiosità e l’interesse verso ciò che accade negli ecosistemi naturali, in particolare quelli marini.
Spesso, sono ancora poco esplorati eppure fondamentali per la vita sul pianeta. I cambiamenti climatici, l’acidificazione degli oceani, l’aumento delle temperature e l’attività antropica stanno trasformando rapidamente gli equilibri di questi ambienti, rendendo necessario un monitoraggio costante.
In questo contesto, la scienza gioca un ruolo cruciale: nuovi strumenti tecnologici e analisi avanzate permettono di svelare dinamiche biologiche nascoste, fornendo informazioni inedite sulla biodiversità e sulle interazioni invisibili che mantengono in vita gli ecosistemi. Molte delle scoperte più sorprendenti degli ultimi anni riguardano proprio entità microscopiche che operano a livelli profondi e insospettabili.
Queste forme di vita, spesso ignorate o sottovalutate, possono avere effetti globali sull’ambiente e sul clima. Alcune influenzano i cicli del carbonio, altre regolano la crescita delle alghe o la composizione chimica degli oceani. Comprenderne il comportamento può essere decisivo non solo per la salute del mare, ma anche per la nostra stessa sopravvivenza.
D’altronde, se la superficie marina appare tranquilla, è nelle sue profondità invisibili che si svolgono processi complessi, sofisticati, e talvolta sconvolgenti. Ed è proprio lì che la scienza ha recentemente rivolto la propria attenzione, con risultati a dir poco sorprendenti.
Una scoperta silenziosa ma enorme
Uno studio condotto dalla Rosenstiel School of Marine, Atmospheric, and Earth Science dell’Università di Miami, e riportato da Wired Italia (articolo completo qui), ha portato all’identificazione di 230 nuovi “virus giganti” negli oceani terrestri. Utilizzando sofisticate tecniche di metagenomica su dati provenienti da nove progetti oceanografici globali, gli scienziati hanno isolato genomi virali di dimensioni eccezionali – alcuni superiori a 1,3 milioni di basi, una grandezza che li avvicina più a organismi cellulari che ai virus tradizionali.
Questi virus, chiamati “giruses”, si distinguono per la presenza di geni associati alla fotosintesi, al metabolismo del carbonio e alla regolazione cellulare. In particolare, sono stati individuati nove geni direttamente legati alla fotosintesi, che potrebbero consentire al virus di “mantenere in vita” l’alga ospite anche durante l’infezione, sfruttandone le risorse energetiche per replicarsi. È una strategia evolutiva sofisticata, che permette al virus di estendere la vita della cellula infetta per aumentare la propria produttività.

Virus che influenzano gli oceani (e noi)
Il ruolo di questi virus non si limita alla biologia cellulare: agendo su alghe, amebe e altri protisti, essi influenzano interi ecosistemi marini, intervenendo sui processi che determinano la crescita di fioriture algali, anche quelle nocive (come le cosiddette “maree rosse”). Il loro impatto sulla biogeochimica marina è potenzialmente enorme, soprattutto perché contribuiscono direttamente ai cicli globali del carbonio e all’equilibrio dell’ossigenazione oceanica.
Inoltre, l’analisi geografica ha rivelato una sorprendente concentrazione di questi giruses nel Mare Baltico (ben 108 genomi), ma anche in acque fredde come l’Artico e l’Antartico, dimostrando che il fenomeno è globale e sottostimato. Grazie all’uso del supercomputer Pegasus e a un innovativo algoritmo chiamato BEREN, gli scienziati sono riusciti a catalogare con precisione virus mai identificati prima, ampliando notevolmente la nostra comprensione della virosfera oceanica (fonte: Wired Italia).