Scoperta archeologica a 659 metri di profondità | Un’intera civiltà sommersa da sei millenni

Illustrazione di un fondale (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di un fondale (Canva FOTO) - marinecue.it

La scoperta è davvero sensazionale, si tratta di una vera e propria civiltà perduta che si trova a svariati metri sotto l’acqua.

Le scoperte archeologiche subacquee aprono una finestra straordinaria sul passato. Relitti, città sommerse, templi e manufatti giacciono da secoli sul fondo del mare, protetti dal tempo e dall’assenza di luce e ossigeno.

Questi ritrovamenti avvengono spesso lungo rotte commerciali antiche, in zone portuali o vicino a isole e coste storicamente abitate. Il Mar Mediterraneo, ad esempio, è una miniera di navi romane, anfore, statue e resti di civiltà perdute.

La tecnologia ha rivoluzionato il modo di esplorare questi siti: oggi si usano robot subacquei, sonar, droni e fotogrammetria per mappare i fondali e documentare senza danneggiare. Ogni oggetto recuperato racconta una storia: di commerci, guerre, naufragi o vita quotidiana.

L’archeologia marina è anche una corsa contro il tempo: l’erosione, il cambiamento climatico e il saccheggio minacciano molti di questi patrimoni nascosti. Conservarli e studiarli significa proteggere un pezzo fondamentale della nostra storia.

Un mistero che viene dal fondo del mare

C’è qualcosa di affascinante nel pensare che, sotto la superficie dell’oceano, possano nascondersi i resti di civiltà dimenticate. È il caso delle misteriose strutture individuate nel 2001 al largo della penisola di Guanahacabibes, a Cuba, durante una spedizione congiunta tra ricercatori canadesi e cubani. A 650 metri di profondità, i sonar hanno rilevato forme geometriche che ricordano blocchi di pietra, strade e perfino… piramidi.

Il tutto ha subito fatto parlare di un sito straordinario, forse addirittura i resti di un’antica città sommersa. Alcune teorie ,certo ancora speculative, suggeriscono che queste costruzioni possano risalire a oltre 6.000 anni fa. Secondo alcuni studiosi, potrebbe trattarsi di un’area crollata in seguito a eventi geologici, un possibile “ponte” naturale tra Cuba e la penisola dello Yucatán. Una connessione perduta tra due mondi, se davvero fosse esistita (Studenti.it).

Illustrazione di una civiltà sommersa (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di una civiltà sommersa (Canva FOTO) – marinecue.it

Di cosa si tratta?

Ovviamente non tutti sono convinti. Come riportato da Studenti.it, esperti del calibro di Robert Ballard, noto per aver scoperto il relitto del Titanic, invitano alla cautela. Le immagini sonar, dicono, possono facilmente ingannare l’occhio umano. In assenza di campioni fisici o di rilievi diretti, è difficile stabilire se quelle forme siano davvero artificiali oppure semplici formazioni geologiche dalla forma ingannevole. Insomma, l’entusiasmo è comprensibile, ma serve prudenza.

Il punto è che, da allora, nessuna spedizione archeologica strutturata è tornata sul sito con metodi aggiornati e strumentazione moderna. Le immagini raccolte nel 2001 restano le uniche disponibili, e senza nuovi dati, resta tutto in sospeso tra mito e possibilità. Eppure, il solo fatto che queste strutture esistano lì sotto continua ad alimentare curiosità, sogni e domande.