Un paesino sul mare tutto costruito con l’arenaria | Ha origini arabe ed il suo nome significa: “Porto delle Tortore”

Borgo di Marzamemi

Questo borgo siculo è davvero bellissimo (Freepik Foto) - www.marinecue.it

Ci sono luoghi che non si incontrano per caso. Si trovano perché si somigliano al nostro silenzio, perché sanno fermarsi.

Nella loro immobilità raccontano storie che non chiedono d’essere spiegate. C’è una geografia che non urla, che non esibisce meraviglie: semplicemente le lascia accadere.

Nelle pieghe di certi orizzonti lenti, tra i granelli di sabbia e la luce obliqua del pomeriggio, il mondo sembra ridursi a pochi gesti essenziali: l’ombra netta di una persiana, il rumore del vento su un portale in legno, il sale che si posa sul davanzale come fosse polvere d’ambra.

Quando la natura si allea con l’uomo, l’estetica non ha bisogno di firma. Le cose nascono per necessità, ma si trasformano in bellezza perché qualcuno ha avuto il coraggio di conservarle così come sono. In questi luoghi, il concetto di permanenza è fisico: scolpito, letterale.

C’è un tipo di bellezza che non pretende attenzione, e proprio per questo si insinua più a fondo. Non la si racconta come si racconta una città. La si evoca. La si intuisce tra le righe di un racconto, nel dettaglio di un colore, nel nome antico di un gesto.

Dove le parole non arrivano

Il nome originario – Marsa al-Hamûn – significa “porto delle tortore”. È una traccia linguistica che parla di approdi leggeri, di passaggi migratori, di quiete. Quel nome, che ancora oggi risuona in forma italianizzata, è il primo indizio di una storia stratificata, che affonda le radici nella dominazione araba della Sicilia meridionale.

Nel tempo, quel piccolo porto divenne un centro nevralgico per la pesca del tonno, grazie anche all’edificazione nel Seicento di una vasta tonnara in blocchi di calcarenite. Da semplice borgo di pescatori, l’insediamento si evolse in un sistema architettonico organizzato: cortili interni, magazzini, una piazza centrale – oggi intitolata a Regina Margherita – e un’idea di comunità che ruotava attorno al ritmo del mare. Il nome di questo luogo meraviglioso? Il bellissimo borgo siculo di Marzamemi.

Borgo di Marzamemi
Questo borgo della Sicilia è un vero tesoro nascosto (Freepik Foto) – www.statodonna.it

Pietra, memoria, visione

Oggi quel borgo è molto più di un archivio storico. È un esperimento di coesistenza tra identità e innovazione. La grande tonnara, non più attiva dal 1969, è stata convertita in un centro culturale che ospita il Marzamemi Cinefest, festival internazionale di cinema, arte e moda. Il rito della mattanza ha lasciato il posto alla ritualità del racconto, trasformando un luogo di fatica in un teatro di visioni.

Non solo cultura: la cornice naturale contribuisce a questo equilibrio. Le vigne del Nero d’Avola e del Pachino DOC, i mandorleti e gli orti di capperi rappresentano un paesaggio agricolo che è anche struttura narrativa, traccia biologica di una relazione con la terra mai interrotta. Qui, tra crudi di tonno e cous-cous di pesce, la materia diventa sapore e il territorio, memoria che si mangia.