Reti da pesca, da pericolo a risorsa | Ripulendo il mare creano costumi

Illustrazione di una rete da pesca (Canva FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di una rete da pesca (Canva FOTO) - marinecue.it

Le reti da pesca potrebbero essere pericolose, eppure possono essere davvero versatili e contribuire alla protezione della biodiversità.

Le reti da pesca sono uno degli strumenti più antichi e diffusi per la cattura del pesce. Composte da fili intrecciati, possono variare per forma, dimensione e materiale a seconda del tipo di pesca e delle specie bersaglio.

Esistono molte tipologie: le reti a strascico trascinate sul fondale, le reti da posta lasciate immobili in acqua, e le reti derivanti, simili a muri galleggianti. Ciascuna ha un impatto diverso sull’ambiente e sull’ecosistema marino.

Negli ultimi decenni, l’uso intensivo delle reti ha sollevato preoccupazioni. Alcune, come quelle a strascico, danneggiano i fondali e catturano molte specie non desiderate, un fenomeno noto come bycatch. Inoltre, le reti fantasma, continuano a intrappolare animali anche per anni.

Per questo si lavora oggi su materiali più sostenibili, tecniche selettive e regolamentazioni più severe. L’obiettivo? Una pesca che sia davvero responsabile, per garantire pesce anche alle generazioni future.

Il lato nascosto del mare

A volte si pensa al mare come a un’immagine da cartolina: blu profondo, onde leggere, magari qualche vela in lontananza. Ma sotto la superficie, la realtà è un po’ diversa. Ogni anno tonnellate di attrezzi da pesca, in particolare reti, finiscono abbandonate sui fondali. Si incastrano tra le rocce, si impigliano nei relitti, restano lì, invisibili, ma continuano a fare danni. Sono le cosiddette reti fantasma: silenziose, ma letali per pesci, tartarughe, delfini e perfino uccelli marini.

Recuperarle non è semplice. Serve un lavoro di squadra, precisione, immersioni profonde, e anche un po’ di coraggio. Di recente, in Croazia, si è svolta una missione di pulizia marina piuttosto speciale. A organizzarla sono stati i volontari di Healthy Seas, in collaborazione con il brand sportivo Arena e i sub esperti di Ghost Diving. Gente appassionata, che si mette la muta e si tuffa per riportare a galla quello che altri hanno dimenticato. Oppure ignorato.

Illustrazione di alcune reti da pesca (Canva FOTO) - marinecue.it
Illustrazione di alcune reti da pesca (Canva FOTO) – marinecue.it

Dalle profondità al futuro

La parte interessante, come riportato da GreenMe, è che queste reti una volta raccolte non finiscono in discarica. Anzi, fanno un vero e proprio giro di trasformazione. Vengono selezionate, pulite, rigenerate e diventano Econyl®, un tipo di nylon sostenibile ricavato proprio da scarti di plastica e reti da pesca. È un materiale versatile, usato in capi d’abbigliamento sportivo, costumi, tappeti e persino accessori. 

Il progetto non è solo tecnico o ambientale, è anche profondamente umano. Coinvolge atleti, ambasciatori ambientali, volontari e appassionati di mare che si mettono in gioco in prima persona. Non è solo una questione di “ripulire”, ma di costruire un ciclo diverso, in cui i rifiuti diventano risorse. È un modo concreto per immaginare una moda più circolare, e una relazione più sana con il nostro ambiente.