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Regno Unito, via alla prima rimozione del combustibile nucleare da sottomarini dopo 20 anni: contratto a Babcock

Dopo oltre vent’anni di attesa, il Regno Unito apre un nuovo capitolo nella gestione della propria eredità nucleare.

Inizierà, infatti, la rimozione del combustibile nucleare dai sottomarini dismessi della Royal Navy. A fare da apripista sarà un battello della classe Trafalgar, simbolo di un’epoca ormai tramontata ma mai dimenticata. Si tratta di un momento cruciale non solo per la difesa, ma per l’identità ambientale e tecnologica del Paese, che sceglie finalmente di affrontare, con rigore e trasparenza, ciò che per troppo tempo era stato rimandato.

A guidare questa operazione tanto complessa quanto simbolica sarà Babcock, storica azienda britannica del settore difesa, che ha ottenuto un contratto da 114 milioni di sterline dal Ministero della Difesa. Il cuore operativo sarà Devonport, a Plymouth, il più grande porto navale militare d’Europa, ora pronto a trasformarsi anche in cantiere di bonifica, innovazione e riconversione. Non solo infrastrutture: qui si lavorerà a stretto contatto con l’Agenzia per la Consegna dei Sottomarini e l’intero ecosistema del Defence Nuclear Enterprise.

La rimozione del combustibile nucleare è un processo altamente specialistico, che richiede un’eccellenza tecnica assoluta e un impegno incondizionato per la sicurezza. È anche, soprattutto, un atto di responsabilità nei confronti dell’ambiente e delle generazioni future. Prima di procedere allo smantellamento fisico, ogni sottomarino deve essere liberato della sua parte più pericolosa e simbolica: il nucleo che l’ha alimentato per anni nelle profondità degli oceani.

Il progetto non guarda solo al passato, ma diventa anche una leva per il futuro. Si prevede la creazione di oltre 150 nuovi posti di lavoro qualificati a Devonport, con un impatto diretto anche su più di 300 professionisti nella filiera industriale collegata. È un’occasione concreta per rilanciare l’occupazione nel Sud-Ovest dell’Inghilterra, sviluppando competenze d’eccellenza in un settore ad altissimo valore strategico come quello nucleare civile e militare.

Il valore sociale dell’iniziativa

Il governo britannico, attraverso le parole della ministra Maria Eagle, ha evidenziato il valore ambientale e sociale dell’iniziativa, presentandola come parte di un più ampio piano di rinnovamento e responsabilità. Smantellare significa non solo chiudere una fase tecnologica, ma farlo in modo trasparente, sicuro e rispettoso dei territori. È un segnale forte che parla di Stato, industria e comunità che lavorano insieme per rimediare al passato e costruire un nuovo standard internazionale.

Parallelamente, Babcock è già al lavoro su un progetto pilota nel sito di Rosyth, dove l’ex HMS Swiftsure sarà il primo sottomarino britannico a essere completamente smantellato. L’obiettivo è ambizioso: recuperare o riciclare fino al 90% della sua struttura, trasformando rifiuti militari in materiali riutilizzabili. Questo approccio circolare potrebbe fare scuola in Europa e oltre, mostrando che anche il settore della difesa può contribuire all’economia sostenibile.

sottomarini nucleari, come vengono disinnescati (YouTube Foto) – www.marinecue.it

Una collaborazione importante

La collaborazione fra enti pubblici e industria privata, in questo contesto, si fa laboratorio di innovazione. Tecnologie avanzate di separazione dei materiali, trattamenti per la riduzione della radioattività residua e protocolli di sicurezza all’avanguardia si incontrano in un cantiere che è anche centro di ricerca. A Devonport si gettano le basi non solo per lo smantellamento fisico di mezzi obsoleti, ma per la rigenerazione di un’intera filiera strategica.

In fondo, questa operazione non riguarda solo la fine di un ciclo militare, ma l’inizio di un nuovo modo di pensare il potere tecnologico. Dismettere in modo sicuro un sottomarino nucleare è un atto che fonde tecnica, etica e visione: è la prova che un Paese può affrontare i propri doveri con coraggio, senza lasciare scheletri negli hangar o sotto i mari. E in quel gesto, forse, si legge la vera forza di una nazione.

Sveva Di Palma

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