I Vichinghi avevano navi super tecnologiche | Le loro rotte commerciali impensabili: all’avanguardia rispetto agli altri popoli

Illustrazione di una statua raffigurante dei vichinghi (Pixabay FOTO) - marinecue.it
I vichinghi sono stati guerrieri eccezionali, ma anche degli ottimi inventori. Non erano così barbari come molti pensavano (e pensano).
I Vichinghi sono spesso immaginati come guerrieri con elmi cornuti (spoiler: non li portavano davvero), ma in realtà erano molto di più. Erano navigatori esperti, commercianti, esploratori e, sì, anche razziatori.
Venivano da Norvegia, Svezia e Danimarca, e tra l’VIII e l’XI secolo hanno attraversato mari e fiumi per raggiungere e influenzare mezzo mondo. Come l’Inghilterra, ma anche alcune zone del Mediterraneo.
Ma non erano un popolo unico e compatto: il termine “Vichingo” si riferisce più a un’attività che a un’etnia. Infatti, “fare il vichingo” significava prendere parte a spedizioni, spesso armate, per saccheggiare o commerciare.
Non tutti in Scandinavia lo facevano. Molti vivevano nei villaggi, coltivavano la terra, allevavano animali e partecipavano a una società ben strutturata con leggi, assemblee e credenze comuni.
Un lungo viaggio
C’è chi fa ricerca in laboratorio e chi, invece, preferisce sporcarsi le mani. E poi c’è chi, come Greer Jarrett, decide di salire su una replica di nave vichinga e attraversare mezzo mondo. Tre anni a bordo di una “faering”, una piccola imbarcazione a remi usata secoli fa dai Vichinghi. L’obiettivo? Capire meglio come si muovevano questi leggendari navigatori nordici.
Jarrett, dottorando all’Università di Lund (Svezia), come riportato da livescience.com, ha percorso ben 5.000 chilometri, partendo da Trondheim e spingendosi fino al Circolo Polare Artico. Durante il tragitto ha anche parlato con pescatori e marinai locali, cercando tracce di quelle antiche rotte marittime che i Vichinghi usavano per commerciare. E la scoperta, alla fine, sembra davvero interessante: secondo lui, lungo la costa norvegese c’erano porti nascosti su isolette e promontori, usati come rifugi sicuri per scambiarsi merci, informazioni.

Una scoperta incredibile!
La cosa più affascinante di questa ricerca non è solo la fatica del viaggio, ma il fatto che Jarrett sia riuscito, basandosi su mappe storiche e sulle sue osservazioni dirette, a identificare quattro possibili porti vichinghi “fantasma”. Non si vedono più, ma potrebbero essere ancora lì, sotto qualche strato di vegetazione o sedimenti. Si trovano su isole o punte rocciose strategiche, posti ideali per attraccare, ripararsi o semplicemente orientarsi in mare.
Del resto, i Vichinghi non avevano bussole sofisticate: viaggiavano seguendo il cielo, il vento e, soprattutto, la memoria. Usavano le cosiddette “mappe mentali”, una sorta di geografia personale tramandata a voce – per sapere dove andare e dove fermarsi. Ecco perché avere punti di riferimento sicuri era vitale. Al momento, va detto, le sue sono ancora ipotesi: non ci sono ancora scavi archeologici a confermare tutto. Però l’idea è solida, e apre nuove piste per chi studia il mondo vichingo.