Scoperta archeologica che riscrive la storia | Dalla Gran Bretagna al Mediterraneo: nell’età del Bronzo commerci già sviluppati

Utensili dell'Età del Bronzo (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Utensili dell'Età del Bronzo (Depositphotos foto) - www.marinecue.it

Tracce sorprendenti svelano legami insospettati tra le isole britanniche e le civiltà mediterranee nell’Età del Bronzo.

Ogni volta che pensiamo ai popoli preistorici, ci vengono in mente comunità isolate, che vivevano di caccia, agricoltura e poco altro. Ma forse ci sbagliamo. Le scoperte degli ultimi anni stanno infatti mettendo in discussione molte di queste idee. Quelle che consideravamo civiltà primitive potrebbero aver avuto una rete di contatti molto più ampia, e organizzata, di quanto si immaginasse.

L’Età del Bronzo, in particolare, è uno di quei periodi su cui si sa ancora poco. Le grandi culture che vivevano attorno al Mediterraneo sono note, certo, ma i loro legami con altre regioni d’Europa restano in parte oscuri. Come facevano a procurarsi certi materiali? E quanto erano sviluppati davvero i loro sistemi di trasporto e commercio?

Senza documenti scritti a disposizione – be’, l’alfabeto non era ancora “di moda” in molte zone – gli archeologi devono basarsi su reperti materiali. Oggetti, metalli, relitti, isotopi. Tutto può diventare una traccia. E, un po’ come dei detective del passato, i ricercatori mettono insieme questi indizi cercando di ricostruire una rete invisibile fatta di scambi, viaggi e relazioni.

Negli ultimi tempi, proprio questi indizi sembrano suggerire qualcosa di sorprendente: comunità che collaboravano, navigavano, si scambiavano risorse su distanze lunghissime, molto prima che nascessero le grandi vie commerciali conosciute. Un’idea affascinante, che cambia radicalmente il modo in cui guardiamo al passato.

Una prospettiva tutta nuova sulla preistoria

Proprio in questo contesto si inserisce una scoperta archeologica recentissima nel Mediterraneo orientale. A quanto pare, alcuni lingotti e manufatti di stagno trovati nei relitti vicino alle coste di Israele mostrano caratteristiche chimiche identiche a quelle dei giacimenti in Cornovaglia, nel sud-ovest della Gran Bretagna.

Un team di studiosi britannici ha analizzato il contenuto degli oggetti usando tecniche avanzatissime (tipo, analisi isotopiche e simili), e il risultato è stato chiaro: quel metallo arrivava da molto lontano. Più di tremila anni fa, lo stagno britannico veniva caricato, trasportato lungo fiumi e mari, e finiva addirittura tra le mani dei popoli del Vicino Oriente.

St Michael Mount (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
St Michael’s Mount (Depositphotos foto) – www.marinecue.it

Il centro di tutto? Una piccola isola inglese

E qui entra in gioco St Michael’s Mount, una specie di isolotto roccioso oggi super turistico, ma che in passato, molto probabilmente, era un punto nevralgico per la lavorazione e distribuzione dello stagno. Potrebbe essere stato il cuore pulsante della logistica commerciale dell’epoca.

Come riporta sempre Libero Tecnologia, questa rete commerciale era molto più estesa di quanto si pensasse. La Gran Bretagna, e la Cornovaglia in particolare, giocavano un ruolo di primo piano. Insomma, niente villaggi isolati: si trattava di un sistema transcontinentale già attivo migliaia di anni fa. E non è poco.