Coralli, al via la battaglia contro la loro estinzione | Li stanno coltivando per ripopolare i mari

Illustrazione di alcuni coralli (Pixabay FOTO) - marinecue.it

Illustrazione di alcuni coralli (Pixabay FOTO) - marinecue.it

I coralli sono in pericolo, e se non facciamo qualcosa nell’immediato potremmo perderli per sempre. Ma una soluzione esiste.

I coralli non sono solo bellissimi da vedere: sono fondamentali per la vita marina. Purtroppo, negli ultimi anni, stanno scomparendo a una velocità preoccupante.

Secondo gli esperti, quasi la metà delle specie che formano le barriere coralline rischia l’estinzione. Le cause? Tante: cambiamenti climatici, inquinamento, pesca aggressiva e anche malattie.

Uno dei fenomeni peggiori è lo sbiancamento. Quando l’acqua si scalda troppo, i coralli perdono le alghe microscopiche con cui vivono in simbiosi. Senza di loro, perdono il colore e soprattutto la fonte di nutrimento. Se la temperatura non torna normale in fretta, i coralli non riescono a riprendersi e… muoiono. 

Ma non è solo un problema estetico o biologico. Le barriere coralline ospitano circa il 25% di tutte le specie marine e sono una protezione naturale per le coste. Se spariscono, ne risente tutto l’ecosistema e anche le persone che vivono di pesca o turismo. 

Non è fantascienza!

C’è chi coltiva rose, chi bonsai… e poi c’è chi coltiva coralli. No, non è uno scherzo: da qualche anno si sta davvero lavorando per far crescere i coralli in vivaio, in particolare una specie chiamata corallo alce (Acropora palmata). Ha un aspetto ramificato, un po’ come delle piccole corna d’alce,– e un ruolo super importante per l’ecosistema marino. È tipo una casa sottomarina per tanti pesci e altre creature.

Purtroppo, negli ultimi tempi se l’è vista brutta. Tra malattie, acque troppo calde e altri disastri causati dai cambiamenti climatici, la sua sopravvivenza è diventata incerta. Come riportato da hdblog.it, da qui l’idea: creare dei vivai controllati, dove far crescere frammenti sani di corallo per poi trapiantarli là dove le barriere sono in crisi. Un modo per dare una seconda chance sia ai coralli che all’intero ecosistema.

Illustrazione di alcuni coralli (Canva Foto) - www.marinecue.it
Illustrazione di alcuni coralli (Canva Foto) – www.marinecue.it

Come funziona?

Come riportato da dblog.it, il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha messo a punto questa sorta di “vivaio marino” proprio per preservare alcune specie in pericolo, come nel caso del corallo alce è che, rispetto ad altri suoi “cugini”, cresce piuttosto velocemente: anche fino a 10 cm l’anno.

E non solo: è resistente alle onde, il che lo rende perfetto per essere piantato in zone dove le acque sono un po’ più agitate, quelle che magari danno più problemi alle specie più fragili. Questa tecnica dei vivai ha un sacco di vantaggi: si ricostruiscono le barriere degradate, si protegge la biodiversità (che è quella cosa che serve anche se non si vede), e si dà una bella mano anche alle coste, che grazie ai coralli si difendono meglio dall’erosione.