R/P FLIP: la piattaforma oceanica che si “capovolgeva”

Illustrazione della RP FLIP (Wikipedia U.S. NAVY FOTO) - www.marinecue.it
Questa vecchia piattaforma era davvero molto particolare. Era una sorta di nave che si capovolgeva in mare.
Ok, parliamone: immagina una specie di enorme “termometro galleggiante”, lungo quanto un campo da calcio, che galleggia orizzontale come una normale nave… e poi, all’improvviso, si capovolge e resta in piedi in mezzo all’oceano, come un gigante d’acciaio che fa yoga. Sembra una scena da film sci-fi, e invece è tutto vero. Questo coso si chiama FLIP, acronimo di FLoating Instrument Platform. E no, non è una nave. È qualcosa di completamente diverso.
Costruito negli anni ’60, in pieno clima da “corsa allo spazio” (quando gli USA investivano in ogni cosa che avesse un’antenna o un sonar), FLIP era stato pensato per fare una cosa molto semplice: permettere agli scienziati di studiare l’oceano in profondità, rimanendo fermi in un punto, anche se tutto attorno le onde impazzivano. Come ci riusciva? Be’, affondava… volontariamente! Riempiva dei serbatoi d’acqua e sprofondava fino a che solo una piccola parte restava fuori. Una specie di iceberg tecnologico.
Ma la cosa più spettacolare era proprio il momento in cui passava da orizzontale a verticale. Una rotazione di 90 gradi fatta lentamente, con tutto l’equipaggio a bordo, che durava una mezz’oretta. I primi 29 minuti, tranquilli. L’ultimo minuto? Una discesa in picchiata che probabilmente ti faceva dubitare di tutte le tue scelte di vita. Chi c’è passato giura che sembrava una montagna russa lenta, ma infinita. Se sopravvivevi, ti davano pure un certificato: “Hai fatto il FLIP”.
Dopo oltre 60 anni di onorato servizio, nel 2023 il leggendario FLIP è stato pensionato e smontato, pezzo per pezzo. Una notizia che ha colpito al cuore tanti scienziati e appassionati. Ma ehi, c’è una svolta: pare che un gruppo di ingegneri folli (nel senso buono!) stia cercando di salvarlo e farlo tornare in mare. Ma andiamo con ordine.
Il gigante che letteralmente si tuffava
FLIP non era una nave normale, e infatti non aveva nemmeno i motori. Per spostarlo servivano dei rimorchiatori, tipo chioccia e paperotto. Una volta arrivato nel punto giusto, si iniziava il rituale del “capovolgimento”. Si aprivano i serbatoi, l’acqua entrava e lui si inabissava piano piano, finché il 90% della struttura non era sott’acqua. Solo la punta, circa 17 metri, rimaneva visibile. E no, non traballava: quando era in posizione verticale, anche con onde giganti, restava stabile come un palazzo. Era stato costruito dai ragazzi del Scripps Institution of Oceanography, per conto della Marina americana. L’idea era semplice e geniale: se vuoi studiare i suoni del mare, i movimenti delle correnti o le interazioni tra aria e acqua, devi stare fermo e in silenzio. FLIP era perfetto per questo. Non faceva rumore, non si muoveva, e poteva ospitare un laboratorio intero in mezzo al nulla. Non c’erano vibrazioni da motore, niente disturbi. Solo oceano, scienza e tanto coraggio.
Dentro era una meraviglia dell’ingegneria: tutto come letti, cucine, bagni, lavandini, era doppio. Una versione per quando stava orizzontale e una per quando si metteva verticale. Pareti che diventavano pavimenti, pavimenti che diventavano soffitti. Come vivere in una casa di Rubik. I ricercatori dormivano lì, cucinavano lì, studiavano lì. E, ovviamente, facevano pipì sia in orizzontale che in verticale (non chiedetemi come). La sua storia è iniziata nel 1962, con la prima “flipata” nelle acque tranquille dello stato di Washington. Da lì in poi, ha fatto missioni ovunque nel Pacifico e anche una nel mitico Atlantico. Ha aiutato gli scienziati a capire come si muove il suono sott’acqua, quanto in profondità vanno le balene, come cambiano le correnti… insomma, una biblioteca galleggiante di dati.

La fine di un’epoca (e forse un nuovo inizio)
Come succede spesso con i vecchi eroi, anche FLIP è finito vittima dei tagli di bilancio. Dopo la pandemia, tra crisi economica e priorità diverse, la Marina USA ha deciso che mantenerlo in funzione sarebbe costato troppo: 8 milioni di dollari per altri 5 o 10 anni. E, si sa, le scelte difficili vanno fatte. Così, nel 2023, FLIP è stato smantellato. L’ultima volta che ha lasciato il porto è stato per andare… al cimitero delle leggende. Ma attenzione: proprio quando sembrava tutto finito, ecco il colpo di scena. Un’azienda chiamata DEEP, specializzata in habitat sottomarini futuristici, ha deciso di intervenire. L’idea? Restaurare e modernizzare FLIP, riportarlo in mare con una nuova missione e nuove tecnologie. Insomma, dargli una seconda vita. E se ci riescono, sarà una bomba.
C’è qualcosa di romantico in tutto questo, no? Una piattaforma assurda, nata in un’epoca di sogni spaziali, che ha sfidato l’oceano per più di mezzo secolo. Un’icona per generazioni di scienziati, un laboratorio ribelle che si tuffava in piedi mentre tutto il resto del mondo si muoveva orizzontale. Un gigante silenzioso che ascoltava il cuore del mare. Oggi, un braccio meccanico di FLIP è stato montato sul molo di Scripps, a La Jolla, come monumento permanente.