ULTIM’ORA – È una tragedia, i pesci ne sono pieni | Lo studio l’ha confermato: questi sono i più pericolosi

pesci nel mare

Rilevate presenze estranee (pixabay.com) - www.marinecue.it

Gravi pericoli per la salute delle persone e l’urgenza di implementare misure per diminuire l’inquinamento marino.

Negli ultimi anni, una crescente presenza “estranea” nei mari e negli oceani ha generato notevole inquietudine tra scienziati e consumatori.

Questi minuscoli materiali, che non possono essere visti a occhio nudo, si infiltrano nei tessuti degli organismi acquatici, entrando nella catena alimentare, con effetti ancora in parte ignoti ma potenzialmente molto seri.

Un’indagine recente realizzata da un gruppo di studiosi delle università di Portland State ed Oregon State ha rivelato informazioni preoccupanti.

I dati hanno dimostrato che alcune delle specie di pesci e frutti di mare più consumati oggi portano rilevanti quantità di questi elementi estranei, cosa che adesso commenteremo.

I dati preoccupanti

La ricerca, come riportato da Modena Volta Pagina, ha analizzato 182 esemplari prelevati lungo la costa dell’Oregon o acquistati nei mercati locali, includendo specie significative sia dal punto di vista commerciale sia ambientale, come il salmone Chinook, la platessa, la lampreda del Pacifico, i gamberetti rosa, il merluzzo e l’aringa del Pacifico. Avvalendosi di tecniche sofisticate come la digestione chimica e la microscopia, gli scienziati hanno rilevato microplastiche e altre particelle di origine umana in 180 dei 182 campioni analizzati!

I risultati dipingono un quadro allarmante: l’82% delle particelle trovate era formato da fibre sintetiche, mentre i frammenti di plastica e le pellicole rappresentavano rispettivamente il 17% e lo 0,66%. Tra tutte le specie esaminate, i gamberetti rosa hanno mostrato le concentrazioni più elevate, con una media di 10,68 particelle per grammo nei campioni freschi e 7,63 in quelli in vendita. Secondo lo studio, vivendo nella parte superiore dell’acqua, i gamberetti si trovano in un’area in cui si mescolano plastica galleggiante e zooplancton, che è la loro principale fonte di nutrimento. Al contrario, il salmone Chinook, che abita in acque più profonde, ha registrato valori notevolmente inferiori, con una media di solo 0,03 particelle per grammo.

microplastiche nel piatto
Una presenza allarmante (depositphotos.com) – www.marinecue.it

Aspetti allarmanti

Un aspetto particolarmente allarmante è la possibile migrazione delle microfibre dall’intestino ai tessuti muscolari, come sottolineato dall’ecotossicologa Susanne Brander. Questo fenomeno aumenta il rischio che tali particelle possano contaminare direttamente le parti dell’animale che vengono consumate dall’uomo, con effetti tossicologici che necessitano ulteriori approfondimenti.

Come sottolineato infine anche da Modena Volta Pagina, la problematica si estende anche a specie vulnerabili o minacciate, come la lampreda del Pacifico, la cui esposizione a questi inquinanti potrebbe avere effetti negativi sulla conservazione e sulla sicurezza alimentare delle comunità indigene locali.