Salmoni, stanno scomparendo velocemente | Gli allevamenti intensivi sono un pericolo per la specie e per gli esseri umani

Salmoni (Depositphotos foto) - www.marinecue.it
I salmoni stanno lentamente scorrendo a causa degli allevamenti super intensivi. Ecco cosa sta accadendo davvero.
Negli ultimi decenni, l’allevamento intensivo dei salmoni si è diffuso in maniera esponenziale per soddisfare l’alta domanda di questo pesce, apprezzato in tutto il mondo per le sue qualità nutrizionali. Paesi come Norvegia, Cile e Scozia sono diventati leader in questa industria, grazie all’impiego di enormi gabbie galleggianti posizionate lungo le coste.
Tuttavia, dietro alla disponibilità costante di salmone nei supermercati si nascondono problemi ambientali, etici e sanitari che sempre più spesso vengono denunciati da associazioni ambientaliste e scienziati. Uno dei principali problemi riguarda la concentrazione elevata di pesci negli spazi ristretti delle gabbie.
Questa situazione favorisce la diffusione di malattie e parassiti, che vengono contrastati con antibiotici e trattamenti chimici, spesso con conseguenze anche per l’ecosistema marino circostante. Inoltre, gli escrementi e i resti di mangime si accumulano sul fondale, alterando la qualità dell’acqua e mettendo a rischio la biodiversità.
Non meno grave è la questione del benessere animale: i salmoni allevati intensivamente vivono in condizioni stressanti, senza spazio per nuotare liberamente, con un impatto diretto sulla loro salute e sulla qualità della carne.
Impatto ambientale
Infine, l’allevamento di salmoni ha anche un impatto sull’ambiente globale, perché per nutrire questi pesci predatori servono grandi quantità di farina e olio di pesce. Alcuni progetti stanno cercando soluzioni alternative, come mangimi vegetali o sistemi di acquacoltura chiusa, ma la strada è ancora lunga. Per ora, il consumatore può fare la differenza scegliendo prodotti certificati, informandosi sull’origine del pesce e sostenendo pratiche di pesca più sostenibili.
Un altro aspetto poco noto ma rilevante è l’impatto sociale ed economico dell’allevamento intensivo di salmoni sulle comunità locali. In molte aree costiere, le grandi aziende dell’acquacoltura hanno soppiantato le piccole realtà di pesca tradizionale, portando a una perdita di posti di lavoro autonomi e a una crescente dipendenza economica da multinazionali del settore.

Stanno scomparendo
Tra novembre 2024 e febbraio 2025, circa 1,2 milioni di salmoni sono morti negli allevamenti a rete aperta di Kaldvík, in Islanda, a causa di gravi negligenze come sovraffollamento, scarsa ossigenazione delle acque e cattive condizioni di trasporto. Le autorità islandesi hanno avviato un’indagine formale, mentre attivisti e cittadini hanno promosso una causa per fermare gli allevamenti a rete aperta.
Le fughe di massa dai recinti preoccupano gli esperti per il rischio di contaminazione genetica del salmone selvatico. Il dissenso contro questo tipo di acquacoltura è forte in Islanda, dove la maggioranza della popolazione si oppone e chiede un divieto. Il Parlamento islandese discuterà presto una legge per imporre regole più rigide e promuovere impianti chiusi o a terra, spinto anche da proteste internazionali e ONG ambientali.