Allarme estinzione, questa specie sta scomparendo | Se i pescatori continuano così bisognerà dire addio alle aringhe

Illustrazione di una pesca (Pexels FOTO) - marinecue.it
Purtroppo tante specie stanno sparendo, soprattutto a causa di una pesca intensiva. La fauna non resisterà tanto a lungo.
Ci sono animali che rischiano di sparire dal pianeta solo per quello che mettiamo nel piatto. Sembra assurdo, ma è così. Il nostro modo di mangiare, soprattutto la produzione intensiva di carne, pesce e colture come soia e olio di palma – sta mettendo in crisi interi ecosistemi.
Prendiamo i pangolini, ad esempio. Sono tra i mammiferi più trafficati al mondo, soprattutto per la carne e le squame, usate nella medicina tradizionale. Ma anche pesci come il tonno rosso stanno scomparendo a forza di sushi e sashimi. Le popolazioni non riescono a riprendersi dai ritmi di pesca insostenibili.
Poi ci sono le rane tropicali e gli insetti impollinatori, che soffrono a causa dell’uso massiccio di pesticidi nelle monocolture. Senza di loro, intere catene alimentari si inceppano. E gli oranghi? Perdono la loro casa ogni giorno a causa delle piantagioni di olio di palma usato in snack, biscotti e prodotti da forno.
Insomma, non è solo una questione di gusto. Ogni nostra scelta alimentare ha un impatto. Ridurre carne, privilegiare cibi locali e sostenibili, leggere le etichette: sono piccoli gesti che possono fare la differenza per chi, in natura, non ha voce.
Il declino silenzioso
C’è qualcosa di quasi poetico nel pensare ai banchi di aringhe che nuotano compatte nell’oceano del nord. Un tempo, quelle acque erano così ricche di pesce che bastava calare le reti e tornare a casa con la stiva piena. Ma oggi la situazione è cambiata, e parecchio. Le aringhe norvegesi, stanno sparendo. Piano piano, senza far troppo rumore.
Come riportato da Il Fatto Alimentare, sulla rivista Nature i ricercatori indicano che negli ultimi vent’anni la loro popolazione è crollata. Non di poco. Un crollo vero e proprio, da far tremare i polsi a chi di mare ci vive. Quelle che una volta erano considerate le aringhe più numerose del pianeta adesso sono diventate un campanello d’allarme.

La tempesta perfetta
Il cambiamento più assurdo riguarda il fatto che le giovani aringhe non depongono più le uova dove lo facevano prima. Hanno spostato le zone di deposizione di circa 800 km (sì, non è un refuso: ottocento). Questo ha mandato in tilt l’equilibrio naturale della specie, e ha fatto saltare una generazione dietro l’altra. Come se si fossero perse. O peggio: come se avessero dimenticato la strada (Il Fatto Alimentare).
Dal 2017 al 2022, la pesca ha superato del 40% le soglie stabilite per legge. Questo ha rotto i legami “culturali” tra le aringhe, nel senso che le rotte migratorie non vengono più tramandate come un tempo. Gli individui giovani non riescono a orientarsi, e tutto va in confusione. Risultato? Depongono in posti sbagliati, in momenti sbagliati. E le uova non sopravvivono. Dal 2019 al 2023, la biomassa di aringhe adulte si è ridotta del 68% (Il Fatto Alimentare).