Squali a rischio estinzione: come le interdizioni alla cattura potrebbero rallentare il declino

Squali, sono in via di estinzione (Pixabay Foto) - www.marinecue.it
Gli squali, tra i predatori più affascinanti e temuti del pianeta, stanno affrontando una crisi senza precedenti.
Quasi un terzo delle specie è a rischio di estinzione, e la causa principale è la pesca, sia mirata che accidentale. Nonostante la loro immagine di cacciatori formidabili, gli squali si rivelano in realtà vittime vulnerabili dell’attività umana.
Per contrastare questo declino, molte nazioni e organizzazioni hanno introdotto le interdizioni alla cattura (retention bans), obbligando i pescatori a rilasciare gli squali catturati accidentalmente. A prima vista, questa misura potrebbe sembrare una soluzione efficace, ma la realtà raccontata dalla scienza è più complessa: sebbene riduca il numero di squali trattenuti, non basta a invertire la rotta.
Uno studio condotto dall’Università della California – Santa Barbara ha analizzato oltre 150 ricerche per capire cosa accade agli squali catturati e poi rilasciati. I risultati sono allarmanti: molti di loro muoiono poco dopo il rilascio, soprattutto le specie più piccole, quelle che vivono in acque profonde e quelle che devono nuotare costantemente per respirare. Alcune, come gli squali martello e smeriglio, sono particolarmente vulnerabili.
Un altro dato inquietante riguarda i tassi di mortalità: per alcune specie, come gli squali lisci (smoothhound), il numero di decessi può variare tra il 30 e il 65%. Gli squali di profondità, come gli sleeper shark, subiscono danni letali a causa dei bruschi cambi di pressione quando vengono trascinati in superficie. Questo dimostra che, anche se gli esemplari vengono rilasciati, molti non sopravvivono a lungo.
Le interdizioni alla cattura sono utili, ma non bastano
Secondo le simulazioni di policy, le interdizioni alla cattura possono ridurre la mortalità di tre volte, ma per alcune specie già pesantemente sfruttate, come il mako e il silky shark, questo non è sufficiente. Gli esperti concordano: le retention bans sono un primo passo utile, ma servono strategie complementari per salvare questi predatori marini.
Le possibili soluzioni includono la protezione degli habitat chiave, come le aree di riproduzione, e l’introduzione di limiti alle catture. Inoltre, potrebbe essere utile modificare gli attrezzi da pesca: ad esempio, vietare l’uso di fili d’acciaio nei palangari potrebbe ridurre il numero di squali catturati accidentalmente.

Un futuro incerto per gli squali
C’è anche un enorme bisogno di raccogliere più dati, soprattutto su altre specie di pesci cartilaginei, come razze e chimere. Attualmente, il 57% di queste creature minacciate di estinzione non è incluso negli studi, il che significa che il problema potrebbe essere ancora più grave di quanto immaginiamo.
Gli squali svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi marini, regolando la catena alimentare e mantenendo gli oceani in equilibrio. Se vogliamo evitare il collasso delle loro popolazioni, dobbiamo agire ora. La scienza ha indicato la strada: vietare la cattura è utile, ma da solo non basta. Servono misure più incisive, perché senza squali, il mare che conosciamo potrebbe non esistere più.