I ricercatori hanno lanciato l’allarme | Tra poco non si torna indietro: il deserto al posto del mare

area desertificata

Un fenomeno pericoloso (canva.com) - www.marinecue.it

Gli oceani stanno diventando deserti marini. Questo è attribuito a diversi fattori, uno dei quali sorprende.

Nelle profondità del mare si sta verificando un cambiamento tanto sottile quanto devastante; non ci sorprende ma il caso va sicuramente analizzato.

Si tratta di un processo lento ma inesorabile che può mettere a rischio l’equilibrio di un intero ecosistema oceanico, vasto, imponente e fragile.

Gli oceani, noti per essere i polmoni blu del pianeta, stanno rallentando la loro vitalità. A quanto pare starebbero diventando veri deserti.

In alcune aree in cui un tempo vivevano numerosi microrganismi che formano la base della catena alimentare marina, ora vi è un ambiente sterile.

Il fenomeno in questione

Si tratta di un fenomeno di desertificazione marina sempre più evidente, reso noto da un recente studio condotto dall’ENEA in collaborazione con il CNR-ISMAR e il laboratorio oceanografico cinese SOED. Il documento, pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters e rilanciat0 da Tiscali, dimostra che, tra il 1998 e il 2022, l’estensione delle zone oceaniche povere di nutrienti è quasi raddoppiata, passando dal 2,4% al 4,5% della superficie marina globale. I maggiori danni riguardano i grandi vortici subtropicali, come quelli dell’Atlantico, Pacifico e Oceano Indiano, che attualmente mostrano segnali di fragilità crescente. Lo studio ha utilizzato l’analisi di dati satellitari riguardanti specialmente clorofilla e fitoplancton, importanti per la fotosintesi e che assorbono anidride carbonica dall’aria.

Il riscaldamento globale è considerato la causa principale di questa situazione. L’aumento della temperatura degli oceani impedisce il mescolamento delle acque calde e superficiali con quelle profonde, più fredde e piene di nutrienti. Questo blocco limita l’apporto di nutrienti necessari per la crescita del fitoplancton, causando conseguenze a cascata su tutte le forme di vita marina. In particolare, la regione del Pacifico settentrionale sta vivendo un aumento annuale della zona desertificata pari a 70. 000 chilometri quadrati, un dato preoccupante che suggerisce uno scenario ancor più critico nei prossimi anni.

fitoplancton al microscopio
Importante per il ciclo vitale (canva.com) – www.marinecue.it

Le aree a rischio

Chiara Volta, ricercatrice dell’ENEA, ha sottolineato che le aree tropicali e subtropicali sono particolarmente a rischio di questo fenomeno. Qui, la diminuzione della produttività biologica potrebbe diventare definitiva, mettendo in pericolo non solo gli ecosistemi marini, ma anche la sicurezza alimentare di milioni di persone che dipendono dalla pesca. Il fitoplancton, pur invisibile a occhio nudo, è in realtà responsabile della produzione della metà dell’ossigeno che possiamo respirare ed è il cibo fondamentale per pesci e mammiferi marini.

I ricercatori quindi avvertono: se non si interviene rapidamente per frenare il riscaldamento globale, potremmo trovarci di fronte a un oceano sempre più privo di vita. Un “liquid desert” (per usare inglesismi) che non solo minerebbe la biodiversità, ma renderebbe la Terra meno ospitale anche per l’essere umano.