In Puglia hanno salvato il mare | Sui fondali davanti a Monopoli hanno trovato l’impossibile: un gioco di bambini stava distruggendo tutto

Illustrazione di un mare inquinato (Pexels FOTO) - marinecue.it
Alcuni di questi fondali erano messi davvero male, ma molte persone stanno cercando di salvare una situazione difficile.
A volte nemmeno ci si pensa, ma certi gesti che sembrano innocui fanno davvero male al mare. Tipo buttare una cicca di sigaretta sulla spiaggia o lasciare una bottiglietta di plastica sotto l’ombrellone. Finiscono in acqua più in fretta di quanto immaginiamo.
Anche l’uso delle creme solari sbagliate ha il suo peso. Alcuni filtri chimici rovinano i coralli e intossicano i pesci, e basta un tuffo per lasciarne traccia. Per fortuna esistono prodotti più rispettosi dell’ambiente, ma spesso non ci si fa caso.
Un altro gesto sottovalutato? Prendere conchiglie o piccoli pezzi di corallo come souvenir. Non sembrano dannosi, ma messi insieme da migliaia di turisti creano un impatto serio sui fondali. È come rubare un pezzetto di ecosistema ogni volta.
Anche l’ancoraggio delle barche può fare danni enormi. Un’ancora gettata a caso può spezzare coralli vivi e rovinare praterie di posidonia che servono da rifugio per tante specie. Insomma, sono piccoli gesti, sì… ma messi tutti insieme diventano un problema grande.
Una situazione particolare
A volte ci si comporta come se il mare fosse una specie di tappeto sotto cui nascondere la sporcizia. Una bottiglietta lasciata sulla sabbia, una lattina dimenticata vicino allo scoglio… cose che magari sembrano piccole, ma che alla fine finiscono in acqua. E lì sotto, mica spariscono: si accumulano, restano lì per mesi, anni, e rovinano tutto. Basta poco, davvero, per trasformare un angolo bellissimo in una discarica sommersa.
La notizia che arriva da Polignano è un esempio chiaro: come riportato da baritoday.it, in una sola operazione di pulizia sono stati recuperati tre quintali di rifiuti dai fondali. Tre. Quintali. Non proprio due cartacce. A tirarli su sono stati sub, volontari, associazioni locali che si sono messi la muta e si sono buttati per riportare a galla copertoni, plastica, reti e chi più ne ha più ne metta.

Piccole trappole “invisibili”
E poi ci sono quei rifiuti che non si vedono nemmeno più, perché stanno lì sul fondo da tempo: vecchie reti da pesca, pezzi di barca, sedie (già, proprio sedie), e anche pneumatici. Non solo inquinano, ma diventano vere e proprie trappole per pesci, granchi, tartarughe.
Alcuni animali ci finiscono dentro e non riescono più a uscire. Come riportato da baritoday.it, sono stati trovati persino pneumatici degli anni 70. Per fortuna, anche se è un lavoro faticoso, i volontari stanno facendo il possibile per riportare un po’ più di…normalità.