Il mare è un perfetto sconosciuto | Ogni giorno si fanno delle scoperte assurde: questa è la più inquietante in assoluto

rana pescatrice all'amo

Presenze inquietanti nei nostri mari (depositphotos.com) - www.marinecue.it

Crediamo di conoscere bene i nostri mari ma non sempre è così. Una nuova scoperta inquieta per la sua grandezza ed oscurità.

Da secoli, millenni, l’uomo osserva il mare con un mix di stupore e venerazione, attratto dall’orizzonte infinito come se rappresentasse una promessa di libertà.

Tuttavia, sotto la superficie blu cobalto che ci accoglie durante le nostre vacanze, si cela qualcosa di molto diverso. Un ambiente inospitale, gelido e tenebroso.

Un ambiente dove la luce non penetra e le forme di vita mostrano caratteristiche così estreme da sembrare provenienti da un regno tutt’altro che terrestre.

Lo conosciamo molto poco, sebbene copra oltre il 66% della superficie del nostro pianeta. Esploriamo cosa dicono gli esperti e i dati da loro rivelati.

Inquietanti sembianze

Secondo una ricerca pubblicata dal Sun, gli studiosi hanno sondato solo lo 0,001% dei fondali oceanici profondi, una porzione minutissima paragonabile alla dimensione del Rhode Island o a una decima parte del Belgio. Questa statistica evidenzia quanto, in effetti, siamo ignari di ciò che si trova sotto i 200 metri di profondità; eppure, proprio in quelle zone dove le condizioni estreme sembrerebbero rendere impossibile la vita, si annidano le creature più inquietanti mai avvistate.

Tra queste, emerge il noto black seadevil, comunemente chiamato pesce angelo (avvistato di recente alle Canarie, e finito su tutti i rotocalchi). Con il suo aspetto bizzarro e il caratteristico lure luminoso sulla testa, attira prede ignare nel buio e le inghiotte in un solo morso, emergendo dalle profondità dell’Atlantico e nell’Antartico.

viperfish esemplare
Il black seadevil non è la sola creatura inquietante (depositphotos.com) – www.marinecue.it

Creature enigmatiche

E non è l’unico. Il viperfish, ad esempio, ha denti così grandi che non riesce nemmeno a chiudere la bocca. Il suo asso nella manica è una piccola esca luminosa che oscilla all’estremità della spina dorsale, a fin di attirare pesci nell’assoluta oscurità. Ancora più in profondità, circa 1600 metri sotto il livello del mare, si trova il frill shark, un “fossile vivente” dotato di oltre 300 denti, branchie frastagliate e movimenti simili a quelli di un serpente. Si aggiunge alla lista il verme proboscide, situato a profondità fino a 4000 metri, e che si nutre di tutto ciò che incontra, rilasciando scaltramente tossine che lo rendono immangiabile per la maggior parte dei predatori.

Infine, c’è il lupo di mare dell’Atlantico, creatura con fauci impressionanti: quattro o sei zanne anteriori e altre tre file di denti nella gola, alcune persino seghettate. Vive fino a 500 metri di profondità, lontano dagli indiscreti sguardi umani. In conclusione, secondo il dottor Ian Miller della National Geographic Society, e anche noi, il potenziale di esplorazione negli abissi rimane straordinariamente vasto; e potrebbe stupire, nonché inquietare.