Origine del mondo e della vita, ecco la spiegazione (Freepik Foto) - www.marinecue.it
L’origine della vita sulla Terra è una delle domande più affascinanti della scienza. Ma anche uno dei più grandi misteri da risolvere!
Per anni, gli scienziati hanno cercato di capire come molecole semplici possano essersi trasformate nei primi mattoni della vita. Una delle ipotesi più conosciute è quella di Miller-Urey, secondo cui un fulmine, colpendo un ambiente ricco di gas primordiali, avrebbe innescato reazioni chimiche capaci di creare le prime molecole organiche. Tuttavia, questa teoria ha sempre avuto dei limiti, in particolare per la scarsa frequenza dei fulmini e la loro dispersione negli oceani.
Un recente studio condotto dall’Università di Stanford, pubblicato su Science Advances, propone un nuovo meccanismo che potrebbe aver dato origine alla vita: la cosiddetta “microlightning“, o microlampi. Questo fenomeno si verifica quando gocce d’acqua si caricano elettricamente e generano minuscole scariche di energia. Gli scienziati hanno scoperto che queste scariche possono creare molecole organiche essenziali per la vita, senza bisogno di fulmini esterni.
Gli esperimenti di Stanford hanno dimostrato che, spruzzando acqua in una miscela di gas simile all’atmosfera primitiva della Terra, si possono formare molecole con legami carbonio-azoto, fondamentali per la vita. Tra queste vi sono l’uracile (uno dei componenti del DNA e dell’RNA), la glicina (un amminoacido) e il cianuro di idrogeno (precursore di molte molecole biologiche). Questo risultato suggerisce che la vita potrebbe essere nata in ambienti molto più comuni di quanto si pensasse in precedenza.
Uno degli aspetti più interessanti di questa scoperta è che la microlightning potrebbe verificarsi ovunque vi sia movimento d’acqua, come nelle cascate, nelle onde che si infrangono sulle rocce o negli spruzzi generati dal vento. A differenza dei fulmini, che sono eventi rari e concentrati, le microscariche elettriche prodotte dalle gocce d’acqua potrebbero essere state un fenomeno costante e diffuso sulla Terra primitiva.
Questa teoria risolve molte delle critiche all’ipotesi di Miller-Urey. Un problema della teoria originale era che la vita sarebbe dovuta emergere in un oceano vastissimo, dove le molecole organiche appena formate si sarebbero disperse rapidamente. Le microscariche elettriche, invece, avrebbero potuto favorire la sintesi organica in ambienti più contenuti, come piccole pozze d’acqua o crepacci rocciosi, dove le molecole si sarebbero accumulate e concentrate.
L’importanza della scoperta va oltre la Terra. Se la vita può emergere grazie alla semplice interazione tra acqua e gas, allora potrebbe essere un fenomeno comune nell’universo. Pianeti e lune con atmosfere ricche di gas e con attività idrica, come Europa (luna di Giove) o Encelado (luna di Saturno), potrebbero avere condizioni favorevoli per la formazione di molecole organiche e, forse, per lo sviluppo della vita.
Questi risultati dimostrano che l’acqua non è solo un elemento passivo nel processo della vita, ma un agente chimico attivo capace di produrre reazioni complesse. Il team di ricerca di Stanford ha anche osservato che le microgocce d’acqua possono generare spontaneamente perossido di idrogeno e ammoniaca, sostanze essenziali per le reazioni biochimiche. Questo suggerisce che l’acqua potrebbe avere avuto un ruolo molto più importante di quanto ipotizzato finora.
In conclusione, la scoperta della microlightning apre nuove prospettive nello studio dell’origine della vita. Se le microscariche elettriche nelle gocce d’acqua possono formare molecole biologiche senza bisogno di condizioni particolari, allora la vita potrebbe essere nata in molte più situazioni di quanto pensassimo. Questo studio non solo rafforza l’idea che la Terra fosse un ambiente favorevole alla vita, ma aumenta anche la possibilità che esistano forme di vita su altri pianeti.
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