Pesci combattenti siamesi: gli acquari nei negozi sono troppo piccoli per il loro benessere

Una nuova ricerca dimostra che gli acquari utilizzati per i pesci combattenti sono troppo piccoli per garantire il loro benessere.

I pesci combattenti siamesi sono tra i protagonisti indiscussi del mondo dell’acquariologia. Le loro pinne lunghe e fluttuanti, i colori accesi e il carattere vivace li rendono affascinanti agli occhi di chiunque passi davanti a una vasca. Però c’è un problema: spesso vengono tenuti in spazi minuscoli, specialmente nei negozi di animali, dove capita di vederli in bicchieri di plastica o piccoli contenitori trasparenti. Questa abitudine, ormai radicata da anni, è sempre stata giustificata con l’idea che questi pesci “non abbiano bisogno di molto spazio”. Ma è davvero così?

Il Betta splendens, il nome scientifico del pesce combattente, è originario del Sud-est asiatico e vive in ambienti con acque stagnanti, come risaie e canali poco profondi. Questo, però, non significa che stia bene in una vaschetta da pochi litri. In natura, infatti, si muove in spazi ben più ampi, interagisce con l’ambiente circostante e si rifugia tra piante e radici. Ridurre tutto questo a un piccolo contenitore è come costringere una persona a vivere in una stanza senza mobili, finestre o possibilità di movimento.

C’è un altro aspetto spesso trascurato: la consapevolezza dei proprietari. Molte persone comprano un pesce combattente senza sapere davvero di cosa ha bisogno. Nei negozi, le indicazioni sulle dimensioni dell’acquario si concentrano quasi sempre sulla qualità dell’acqua, ignorando completamente l’importanza dello spazio vitale e della stimolazione ambientale. Questa mentalità ha portato alla diffusione di acquari ridicolmente piccoli, che purtroppo vengono accettati come la norma.

Ma non è solo una questione di dimensioni. Anche la struttura dell’acquario ha un impatto enorme sul benessere del pesce. Aggiungere piante, rifugi e un substrato adatto cambia radicalmente l’esperienza di vita del Betta. Senza questi elementi, il pesce è costretto a nuotare in un ambiente sterile, privo di stimoli e senza alcun riparo. Questo aumenta il suo livello di stress, riducendo la sua vitalità e persino la sua aspettativa di vita.

Nuove ricerche mettono in discussione le pratiche attuali

Uno studio pubblicato su Animal Welfare ha smentito definitivamente l’idea che i pesci combattenti possano stare bene in spazi ridotti. I ricercatori hanno osservato tredici maschi di Betta splendens, dividendoli in cinque tipi di alloggi diversi: dalle classiche vaschette da 1,5 litri fino a acquari più spaziosi da 19,3 litri, con e senza arredamento. I risultati parlano chiaro: gli esemplari che vivevano in vasche più grandi erano molto più attivi e nuotavano in media 92 secondi in più durante le sessioni di osservazione.

Un altro dato interessante riguarda il loro comportamento naturale. I pesci che avevano più spazio non solo nuotavano di più, ma esibivano anche abitudini tipiche della loro specie, come il foraggiamento. Al contrario, quelli costretti in contenitori piccoli apparivano meno dinamici e meno interessati a esplorare l’ambiente.

Pesce combattente in acquario (Depositphotos foto) – www.marinecue.it

Raccomandazioni per migliorare il benessere dei pesci combattenti

Oltre alla grandezza dell’acquario, anche la complessità dell’ambiente è fondamentale. I pesci che avevano a disposizione piante, fondali e nascondigli trascorrevano quasi la metà del loro tempo di riposo interagendo con questi elementi, invece di restare sospesi in acqua senza far nulla. Questo dimostra che l’arredamento dell’acquario non è solo un fattore estetico, ma un vero e proprio elemento essenziale per il loro benessere.

Il professor Culum Brown della Macquarie University, autore principale dello studio, ha sottolineato che i pesci combattenti sono esseri senzienti e meritano un trattamento migliore. Secondo i ricercatori, il minimo indispensabile per esporre e vendere questi pesci dovrebbe essere un acquario da almeno 5,6 litri, arredato in modo adeguato. Questa scoperta mette in discussione le pratiche standard dell’industria degli acquari ornamentali e apre il dibattito su come migliorare la vita di questi animali straordinari.

Furio Lucchesi

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