Uno squalo a rischio: il whitefin swellshark rischia di perdere il 70% del suo habitat

Lo squalo whitefin swellshark potrebbe perdere gran parte del suo habitat a causa dei cambiamenti climatici.

Negli abissi dell’oceano, ben lontano dalle spiagge affollate e dai riflettori dell’attenzione pubblica, si aggira un piccolo squalo dal nome curioso: whitefin swellshark. Non è un predatore temibile, né una creatura che incute paura. Vive nelle acque profonde al largo delle coste meridionali e orientali dell’Australia, passando inosservato alla maggior parte delle persone. Eppure, oggi, la sua esistenza è appesa a un filo. Una minaccia silenziosa, ma devastante, potrebbe costringerlo a cercare casa altrove… sempre ammesso che un “altrove” esista davvero.

Se fino a qualche decennio fa la principale preoccupazione per questa specie era la pesca eccessiva, ora il problema è molto più grande e difficile da contrastare. I cambiamenti climatici stanno stravolgendo gli equilibri degli oceani, modificando le temperature dell’acqua e la composizione chimica dei mari. E il whitefin swellshark, che ha sempre trovato rifugio nelle profondità, rischia di trovarsi improvvisamente senza un posto dove vivere.

Non sappiamo esattamente quanti ne siano rimasti in natura. L’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) lo classifica da anni come criticamente minacciato, ma la sua natura schiva e l’habitat difficile da esplorare rendono complicato raccogliere dati precisi. Quello che invece è certo è che se le condizioni ambientali continueranno a peggiorare, questo squalo potrebbe essere spinto sull’orlo dell’estinzione.

Per capire meglio la portata del rischio, un gruppo di ricercatori dell’Università di Plymouth ha deciso di analizzare le previsioni sui cambiamenti dell’oceano nei prossimi decenni. Usando modelli informatici avanzati, hanno ricostruito un possibile scenario per il futuro del whitefin swellshark. I risultati, purtroppo, non sono rassicuranti.

Il rischio di perdere il 70% dell’habitat

Secondo lo studio, nel giro di 75 anni, questo squalo potrebbe dire addio a quasi tre quarti del suo habitat naturale. Le aree che oggi gli garantiscono cibo e condizioni ottimali potrebbero trasformarsi in ambienti ostili, costringendolo a migrare. C’è però una zona, nella Great Australian Bight, che potrebbe offrire un rifugio sicuro, con temperature più adatte e risorse alimentari sufficienti.

Ma c’è un problema, anzi, più di uno. Prima di tutto, per raggiungere questa nuova area, i whitefin swellshark potrebbero dover nuotare tra i 70 e i 1100 km, una distanza enorme per una specie abituata a muoversi in un ambiente stabile. E poi, non sarebbero soli: molte altre specie marine si troveranno nella stessa situazione, cercando un posto dove sopravvivere. Questo potrebbe scatenare una competizione feroce per il cibo e lo spazio, mettendo ulteriormente in difficoltà questi piccoli squali.

Cephaloscyllium albipinnum (Shark References foto) – www.marinecue.it

La speranza nelle misure di conservazione

Non tutto, però, è perduto. Gli esperti credono che l’Australia, uno dei paesi più attenti alla conservazione marina, possa giocare un ruolo chiave nella salvezza di questa specie. Le aree marine protette (MPA) potrebbero offrire una sorta di scudo contro le minacce più immediate, limitando l’impatto della pesca e preservando gli ecosistemi fondamentali per la sopravvivenza del whitefin swellshark. Tuttavia, resta da capire se queste zone protette siano posizionate nei punti giusti e se possano realmente garantire un habitat stabile nel lungo periodo.

Inoltre, la ricerca suggerisce che potrebbero essere necessarie strategie di conservazione più mirate, come il monitoraggio costante delle popolazioni e l’introduzione di misure per facilitare l’adattamento della specie ai cambiamenti climatici. La collaborazione tra scienziati, governi e comunità locali sarà fondamentale per trovare soluzioni efficaci. Quello che è certo è che, se vogliamo evitare che questa specie scompaia, il momento di agire è adesso, prima che le trasformazioni degli oceani diventino irreversibili.

Furio Lucchesi

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