Tartarughe in anticipo: il cambiamento climatico modifica la nidificazione

Tartarughe marine

Piccole tartarughe sulla spiaggia (Pixabay foto) - www.marinecue.it

Ecco come l’aumento delle temperature ha costretto alcune specie di tartarughe a modificare drasticamente le proprie abitudini

A destare curiosità nei ricercatori è stato il comportamento adottato dalle tartarughe verdi e dalle tartarughe caretta che abitano l’isola di Cipro, le quali tornerebbero anticipatamente nelle rispettive zone di nidificazione, presumibilmente a causa dello spropositato aumento delle temperature,

Sono proprio gli esperti che si concentrano sul monitoraggio della nidificazione di tali specie ad essersi resi conto di ciò e a suggerire una papabile ipotesi che spiegherebbe il motivo. La temperatura esterna, infatti, influisce direttamente sul sesso dei piccoli esemplari di tartaruga marina che nasceranno.

Ciò significa che in presenza di temperature più elevate si ha maggiore possibilità di assistere alla nascita di esemplari femminili, ma c’è anche da considerare che in caso di un clima estremamente torrido, fino a divenire realmente insopportabile, la percentuale di successo delle schiuse totali potrebbe risentirne negativamente.

Oltre a ciò, bisogna tenere in considerazione quella che viene definita dai biologi come “filopatria natale“, intrinseca nelle tartarughe marine, che le spinge a nidificare in continuazione nelle aree in cui le stesse uova che le contenevano si sono schiuse.

Il futuro delle tartarughe marine è in bilico

Il concreto rischio è che entro la fine del secolo corrente si possa assistere alla scomparsa quasi totale di schiuse di uova attribuibili a tartaruga caretta, disagio dettato proprio dalle temperature elevate. A gettare luce su questa problematica è stato il lavoro congiunto del team di ricerca della University of Exeter e della Society for the Protection of Turtles. Lo studio si è focalizzato sui dati raccolti nel corso degli ultimi tre decenni e la sperimentazione concreta ha avuto luogo mediante l’installazione di registratori della temperatura notturna al momento della deposizione delle uova nei nidi da parte degli esemplari femminili. I risultati hanno indicato che le tartarughe marine hanno necessità di nidificare 0,5 giorni prima per contrastare le alte temperature se vogliono mantenere un equilibrato rapporto tra i sessi della prole e ben 0,7 giorni prima se non vogliono incorrere nella mancata schiusa delle uova.

Combinando i risultati dei test ai dati precedentemente raccolti è stato possibile dimostrare che le femmine hanno già anticipato la nidificazione di 0,78 giorni a partire addirittura dal 1993. Ciò vuol dire che le tartarughe stanno già provvedendo a rispondere in maniera efficiente all’aumento incontrastato delle temperature, fenomeno direttamente correlato al cambiamento climatico. Il modo con cui questo problema sta venendo combattuto è lo spostamento dei gruppi di tartarughe dell’inizio della propria nidificazione durante i mesi caratterizzati da temperature meno asfissianti. La ricercatrice Annette Broderick sottolinea come, tuttavia, non esistono garanzie sul fatto che il comportamento delle tartarughe continuerà a proseguire nella stessa direzione, evidenziando come la necessità e i tempi di produzione dei cibi possano costringere a stravolgimenti drastici nel processo di nidificazione.

Tartaruga in mare
Tartaruga marina in acqua (WWF foto) – www.marinecue.it

I dati emersi dall’approfondimento

Sono state oltre 600 le tartarughe abitanti la medesima spiaggia, situata a Cipro del Nord, sulle quali si sono concentrate le ricerche e i rilevamenti di dati, analizzando i mutamenti dei propri comportamenti nell’ambito della nidificazione in base alla differente temperatura del mare, concentrando la deposizione esattamente 6,47 giorni prima, corrispondenti ad ogni aumento di 1°C della temperatura oceanica, che ha rappresentato circa il 30% dell’avanzamento.

L’autrice dello studio Mollie Rickwood ha esposto come comprendere sin da subito gli effetti generati dai cambiamenti, a partire dalla struttura per età della popolazione e dalla capacità di adattamento o reazione dei singoli esemplari nei confronti dei cambiamenti climatici, appare fondamentale per avere un quadro più chiaro anche in merito all’ipotetico futuro che riguarderà la specie stessa. Sul tema ha detto la sua anche la dottoressa Damla Beton della SPOT (Society for Protection of Turtles), manifestando dubbi su quanto le tartarughe potranno continuare a resistere alle temperature in aumento, ipotizzando una migrazione di massa verso aree meno torride del Mar Mediterraneo per proseguire con la nidificazione.