Un’anomalia nei sedimenti del Pacifico rivela un picco di berillio-10 inatteso

Direttamente dalle profondità del Pacifico, arriva uno strano “segnale”, sembra esserci una gran quantità di berillio-10.

Hai mai sentito parlare del berillio-10 (¹⁰Be)? È un isotopo radioattivo piuttosto raro, prodotto dai raggi cosmici che si scontrano con l’atmosfera. Questo isotopo non è solo un curioso fenomeno della natura, ma accumula informazioni preziose sulla storia geologica della Terra e può essere utilizzato per datazioni geologiche.

Poco tempo fa, un team di ricerca ha fatto una scoperta sorprendente: hanno trovato un’accumulazione anomala di ¹⁰Be nei sedimenti del Pacifico. Questa anomalia potrebbe essere legata a cambiamenti nelle correnti oceaniche o a eventi astrofisici avvenuti circa 10 milioni di anni fa.

Se confermata, questa scoperta potrebbe diventare un nuovo marcatore temporale globale per la datazione di archivi geologici su scala di milioni di anni.

Infine, il team di ricerca intende analizzare altri campioni per verificare se il fenomeno sia globale o localizzato. Le ricerche future potrebbero anche chiarire il ruolo degli eventi astrofisici nei cambiamenti geologici terrestri. Insomma, ci sono ancora molte scoperte da fare e il futuro sembra promettente!

L’importanza del Berillio-10 nella datazione geologica

Parliamo un po’ dell’importanza di questo isotopo. Gli isotopi radioattivi, come il carbonio-14, sono utilizzati per datare reperti archeologici e geologici, ma solo fino a 50.000 anni. Per periodi più antichi, come quelli che ci interessano qui, è necessario utilizzare isotopi con un’emivita maggiore. E qui entra in gioco il berillio-10, che ha un’emivita di 1,4 milioni di anni. Questo isotopo si forma nell’alta atmosfera e si deposita nei sedimenti oceanici attraverso le precipitazioni. Insomma, è un vero e proprio tesoro per i geologi!

Ora, passiamo alla scoperta dell’anomalia. I ricercatori hanno prelevato campioni da croste di ferromanganese nel Pacifico, a profondità di chilometri. Hanno utilizzato un metodo ultra-sensibile chiamato Spettrometria di Massa con Acceleratore (AMS) per identificare isotopi rari. E il risultato? Una concentrazione di ¹⁰Be doppia rispetto a quanto ci si aspettava, risalente a circa 10 milioni di anni fa. Analisi su campioni aggiuntivi hanno confermato che non si tratta di contaminazione, ma di un fenomeno reale e globale. È davvero affascinante!

Illustrazione delle posizioni delle croste di ferromanganese (Koll et al., 2025 FOTO) – www.marinecue.it

Possibili spiegazioni dell’anomalia

Ma cosa potrebbe aver causato questa anomalia? Ci sono due ipotesi principali. La prima è di tipo oceanografico: cambiamenti nelle correnti oceaniche vicino all’Antartide tra 10 e 12 milioni di anni fa potrebbero aver ridistribuito il ¹⁰Be in modo irregolare. La seconda è di tipo astrofisico: una supernova vicina alla Terra potrebbe aver aumentato temporaneamente il flusso di raggi cosmici, incrementando la produzione di ¹⁰Be. Oppure, la Terra potrebbe aver attraversato una nube interstellare densa, riducendo la protezione offerta dall’eliosfera e rendendola più esposta ai raggi cosmici. Ulteriori analisi globali aiuteranno a determinare quale delle due ipotesi sia corretta.

Questa anomalia del berillio-10 potrebbe diventare un nuovo riferimento cronologico globale. Attualmente, per periodi geologici molto antichi, mancano marcatori temporali comuni nei diversi archivi geologici. Questo segnale cosmogenico potrebbe permettere di sincronizzare registri geologici su scala planetaria e migliorare la precisione delle datazioni.

Mattia Paparo

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