Santorini, uno tsunami di 3.600 anni fa devastò il Mediterraneo

Il Mediterraneo e l’Egeo in particolare sarebbero stati teatro di un devastante tsunami, correlato ad un’eruzione vulcanica. La ricerca di prove continua ancora oggi

Un team di ricercatori internazionali ha effettuato approfondimenti in merito ad uno tsunami avvenuto nel Mar Egeo circa 3.600 anni fa, trascinando con sé effetti devastanti. Le prove di tale avvenimento fornite dagli studiosi sono state pubblicate sul Proceedings of the National Academy of Sciences.

L’evento storico inquadrato, come accennato, è un gigantesco tsunami che si sarebbe innescato a seguito all’eruzione del vulcano di Thera, meglio noto oggi come Caldera di Santorini. Parliamo di un avvenimento che è stato classificato di livello pari a 7 su 8 nell’indice di esplosività vulcanica e che resta noto per essere stato uno degli eventi eruttivi più distruttivi nella storia dell’umanità.

A seguito dell’accaduto la città portuale di Akrotiri è stata completamente devastata dagli effetti profusi dalla super eruzione di Thera, venendo sommersa dalla sua cenere ed arrivando ad attestarsi come una delle mete nell’ambito del ‘turismo di ruderi‘ più frequentate d’Europa, come una vera e propria Pompei greca.

Nonostante i numerosi studiosi che si sono interessati all’argomento, non è stato possibile rinvenire tracce concrete che attestassero il reale avvenimento della tremenda azione combinata dell’eruzione e del conseguente tsunami. Ma sarà un caso che il declino della civiltà minoica, che abitava quelle stesse terre, abbia avuto inizio proprio in concomitanza dell’evento, ossia nel XV secolo avanti Cristo?

Rinvenimenti ancora insufficienti

Nell’area di Çeşme-Bağlararası, sulla costa egea della Turchia, si sono concentrate le operazioni di scavo dirette dall’archeologo turco Vasıf Şahoğlu, dell’Università di Ankara. La stessa opera ha portato al rinvenimento di un insediamento costiero, che a seconda degli elementi che è stato possibile approfondire risalirebbe ad un periodo compreso tra il XIII secolo avanti cristo e la metà del terzo millennio. La principale criticità nella raccolta di informazioni concrete ed utili è stata rappresentata dall’aspetto assolutamente caotico, quasi catastrofico, in cui l’insediamento versa. Le mura delle abitazioni e della cinta muraria risultano essere, infatti, quasi completamente crollate, ricoperte per gran parte da cenere e non si è reso possibile neanche rilevare dei campioni di ossa umane, animali o utensili e ceramiche, unite in un’accozzaglia incomprensibile.

In base a quanto detto, è facile comprendere l’impegno che bisogna adoperare per il rilevamento di tracce di tsunami avvenuti millenni fa, in quanto la presenza di ruderi, in sé, non può costituire una prova tangibile a sostegno dell’ipotesi, considerando che dietro alla devastazione potrebbero celarsi anche altre cause. Ma uno degli aspetti che ha più incuriosito gli esperti, facendo contemporaneamente generare una moltitudine di punti interrogativi, è il fatto che non vi siano vittime accertate causate dall’eruzione di Thera, se non una, rappresentata da un uomo sepolto da cumuli di macerie.

Il sito archeologico di Çeşme-Bağlararası (Università di Ankara foto) – www.marinecue.it

Il dissidio sul secolo dell’eruzione

L’archeologo Şahoğlu ha potuto contare sull’ausilio fornito da Beverly Goodman-Tchernov, professoressa di geoscienze marine presso l’Università di Haifa in Israele e National Geographic Explorer. La stessa ha ipotizzato che, in realtà, gli scavi archeologici potrebbero aver già fatto emergere dei cadaveri, che non avendo tenuto in considerazione l’evento dell’eruzione di Thera non sono state annotate come vittime effettivamente correlate alla tragedia, venendo associate ad effetti secondari. Ulteriori interventi si sono focalizzati sull’effettivo risalimento dell’eruzione vulcanica e del conseguente tsunami; stando alle datazioni al radiocarbonio effettuate sui pochi elementi rinvenuti nel sito archeologico l’avvenimento sarebbe collocabile nella seconda metà del 1.600 avanti Cristo.

Un risultato che appare quantomeno bizzarro, considerando che tradizionalmente la data indicata è il 1.500 avanti Cristo. Quel che è certo, è che dopo oltre 3.000 anni l’attività geologica dell’Egeo non sembra esseri placata. Le Isole Cicladi, arcipelago di cui anche Santorini fa parte, sono state interessate da uno sciame sismico che ha avuto inizio lo scosso 27 gennaio. Oltre 7.700 scosse, la più violenta delle quali ha raggiunto una magnitudo pari a 4,8, con epicentro in mare. Per prevenire l’eventualità di una tragedia, più di 11.000 tra lavoratori e abitanti sono stati costretti a lasciare l’arcipelago.

Flavio Forlini

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