Lanciata un’allerta gravissima | “Non mangiate più pesce e crostacei”: il corpo si riempirà di plastica

Illustrazione di una ragazza che si rifiuta di mangiare (Depositphotos)

Illustrazione di una ragazza che si rifiuta di mangiare (Depositphotos FOTO) - www.marinecue.it

L’allerta è stata lanciata, ed è meglio non mangiare crostacei o pesci. Potresti riempirti di plastica e non è un bene per il corpo.

Il divieto di consumare certi pesci e crostacei spesso nasce dalla necessità di proteggere specie a rischio di estinzione o di garantire la sicurezza alimentare.

Ad esempio, alcune specie di squali e tonni sono state vietate in molte aree a causa della pesca eccessiva, che ne sta drasticamente riducendo la popolazione. Proteggerli è fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi marini.

Un altro motivo riguarda i livelli di contaminanti come mercurio o microplastiche, che si accumulano nei grandi predatori marini. Specie come il pesce spada e il tonno pinna blu possono contenere quantità pericolose di queste sostanze, specialmente per bambini e donne in gravidanza, ed è per questo che in alcuni Paesi se ne sconsiglia o limita il consumo.

Per i crostacei, in certi casi il divieto è legato alla salute pubblica. Gamberi o granchi provenienti da acque contaminate possono essere portatori di batteri o virus dannosi per l’uomo.

Un problema che finisce nel piatto

I mari del mondo stanno diventando delle vere discariche di microplastiche, con conseguenze che ormai arrivano fino alle nostre tavole. Secondo uno studio condotto sulla costa del Pacifico nord-occidentale, quasi tutti i pesci e i crostacei analizzati presentavano tracce di microplastiche nei tessuti commestibili, come i muscoli. Parliamo di frammenti minuscoli, provenienti da fibre tessili, imballaggi o addirittura pellicole di plastica, che i pesci ingeriscono pensando siano cibo. Non è più solo un problema di inquinamento visibile: è una questione che riguarda direttamente la nostra salute.

La ricerca ha coinvolto specie molto comuni sulle tavole, come salmone, gamberetti, merluzzo e aringhe. Tra tutte, i gamberi rosa sono risultati i più contaminati, probabilmente a causa della loro dieta a base di zooplancton, che spesso contiene frammenti di plastica. È preoccupante pensare che questi microscopici detriti riescano a migrare dall’intestino ai muscoli, rendendo la carne che mangiamo un veicolo di inquinanti. Sì, in pratica, anche noi finiamo per “mangiare plastica”.

Illustrazione di microplastiche con la scritta apposita (Depositphotos)
Illustrazione di microplastiche con la scritta apposita (Depositphotos FOTO) – www.marinecue.it

Danni e possibili rimedi

I ricercatori hanno scoperto che persino l’imballaggio alimentare può contribuire a contaminare ulteriormente i tessuti commestibili. Ad esempio, il merluzzo acquistato al supermercato presentava più tracce di microplastiche rispetto a quello appena pescato. Un piccolo consiglio? Risciacquare bene pesci e crostacei prima di cucinarli potrebbe ridurre parte di questi frammenti indesiderati. Non è la soluzione definitiva, ma ogni piccola accortezza aiuta.

Il problema delle microplastiche è ormai globale, e il Mediterraneo non fa eccezione, anzi: è una delle aree più inquinate. Gli effetti a lungo termine di questa contaminazione sulla salute umana sono ancora poco chiari, ma studi recenti hanno già mostrato danni ai tessuti provocati da questi frammenti inquinanti. Alla fine, quello che succede negli oceani riguarda tutti noi: non possiamo più ignorare l’urgenza di ridurre l’uso della plastica e migliorare la gestione dei rifiuti, per proteggere non solo l’ambiente, ma anche la nostra salute.